Valcamonica

Il caso della pipì da 3mila euro: quando l'urgenza costa cara

Applicato, per la prima volta nel Bresciano, il decreto legislativo che depenalizza gli atti contrari alla pubblica decenza
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Quella del malcapitato pakistano, sorpreso a far pipì vicino a Berzo Demo, è forse la minzione più costosa della storia locale (se non d’Italia): non se ne ricorda altra da 3.333 euro.

I fatti: Statale 42, tratto fra le ultime due gallerie della «nuova» superstrada. Un’auto accosta. Ne scende il pakistano di casa in Valcamonica, che non regge all’impellenza. Si guarda attorno e non scorge anima viva. C’è l’Oglio a due passi, non ci sono case, né chiese, né edifici pubblici, nulla. Vinto da incontenibile urgenza commette l’errore, fatale al conto in banca: fa pipì.

A quel punto un’altra auto accosta. É quella dei carabinieri di Edolo. I quali constatano - si suppone con adeguata discrezione - il reato. E con marziale rigore sanzionano il reo urinatore. Applicando alla lettera (per la prima volta nel Bresciano) una norma fresca fresca: il decreto legislativo 8 del 15 gennaio 2016, che depenalizza gli «atti contrari alla pubblica decenza». Niente carcere, ma supermulta: 5.000 euro (10.000 nel massimo edittale), ridotti a 3.333 (cioè di un terzo) se pagati entro 5 giorni. Ora. Dà fastidio a chiunque imbattersi in chi minge per la via, o anche solo nelle sue maleodoranti tracce. E non ci si scappa: la minzione en plein air rientra tra quelli che la Suprema Corte qualifica come «atti contrari alla pubblica decenza» che «in spregio ai criteri di convivenza e di decoro, provocano disgusto o disapprovazione». Certo la sproporzione della sanzione appare macroscopica, ai limiti della decenza, questa pure.

Un deterrente formidabile contro l’inciviltà di chi, in presenza di bar e bagni pubblici, preferisce «fare alla vecchia», non c’è dubbio. Ma che ancora una volta relega il buon senso italico al palo: qui inteso soprattutto come il «complice che vigila», quello cui i deboli di vescica faranno d’ora in poi ricorso per tutelarsi dall’arrivo, nel momento del bisogno, di una pattuglia.

Tutto ciò fa venire in mente quanto accade in alcuni Stati degli Usa, dove chi è sorpreso a far pipì fuori luogo finisce nelle liste dei «sex addicted» con conseguenze pesanti e ripercussioni persino per le forze dell’ordine, che indagando su reati sessuali, si trovano al cospetto di elenchi infiniti, in cui accanto ai nomi di vili stupratori figurano quelli di sfrontati urinatori.

Strascichi giudiziari a parte, resta il paradosso: alcuni automobilisti fermati ebbri alla guida dagli stessi militari sulle medesime strade camune, finiranno col pagare meno di chi ha fatto pipì. Vien da non credere che il legislatore sia lo stesso che ha (finalmente) introdotto l’«omicidio stradale».
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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