Il bosco vuole rinascere: la Valcamonica punta su bandi regionali
Là dove un tempo regnava il verde, ora prevale il nero e il grigio: il nero degli alberi bruciati, il grigio della cenere depositata a terra. Alcuni dei versanti montani più belli dell’alta Vallecamonica non ci sono più, arsi dal fuoco che, per una settimana, ha distrutto i boschi di Sonico, Edolo, Vione e Vezza d’Oglio.
Una desolazione che fa stringere il cuore ai più, non solo agli amanti della natura e della vita all’aria aperta e alla popolazione residente. Ora che gli incendi sono tutti definitivamente spenti, grazie non solo all’azione dei volontari dell’antincendio e delle forze dell’ordine, ma soprattutto all’arrivo della pioggia e della neve in quota, questo è il tempo di provare a guardare avanti.
Con la consapevolezza che ci vorranno decenni per ristabilire un equilibrio naturale e per far tornare allo stato iniziale, se possibile, quelle vallate. Il settore foreste della Comunità montana, guidato da Gian Battista Sangalli, sta già pensando a quattro specifici progetti di bonifica e di ricostruzione del bosco per la rinascita delle quattro aree.
Domande
«Lo scorso anno - spiega Sangalli - la Regione Lombardia ha istituito uno specifico capitolo di bilancio per il pronto intervento per le calamità forestali, tra cui anche gli incendi, per il recupero dei versanti. Ed è su questo che presenteremo le nostre domande. Non abbiamo intenzione di lasciare nulla di intentato per rimarginare le gravi ferite inflitte alla natura in tempi accettabili». Non si tratta solo di un discorso ambientale ed ecologico, ma anche paesaggistico e turistico, per luoghi che sono inseriti nel parco dell’Adamello e dello Stelvio, in vallate frequentate per tutte e quattro le stagioni. Senza dimenticare l’aspetto faunistico, perché gli animali non potranno più abitare per tantissimo tempo quello che da sempre è il loro habitat naturale, la loro casa.
Interventi
Le prime azioni da mettere in campo, non appena sarà possibile, sono l’esbosco di tutti i materiali bruciati, per eliminare alberi pericolanti e arbusti rinsecchiti, e a seguire il rimboschimento, per far crescere la vegetazione in modo più veloce. «In questi ultimi incendi è bruciato soprattutto bosco di abete rosso - aggiunge Sangalli - e, a differenza di altre specie, non resta quasi più nulla, le fiamme hanno distrutto tutto, dalle radici alla cima, per questo potenzialmente è più facile intervenire. Il bosco di abete - conclude - non ricresce, a differenza di quello ceduo, e va ripiantato proprio tutto».
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