Valcamonica

Gli alpini del Battaglione Morbegno ricordano il disastro del Gleno

Le penne nere furono tra i primi a soccorrere le popolazioni. Alla commemorazione è stata unita anche un’attività addestrativa
DARFO, ALPINI IN ESERCITAZIONE
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Oggi come cento anni fa. Gli alpini del Battaglione Morbegno furono quel terribile 1° dicembre 1923 tra i primi a soccorrere le popolazioni sconvolte dal disastro del Gleno. A prodigarsi tra la Val di Scalve e Darfo, dove accorsero da Breno e da Edolo. A distanza di un secolo, militari del medesimo «5°» non hanno voluto mancare alle celebrazioni dell’anniversario. E hanno deciso di unire alla commemorazione delle vittime della tragedia un’attività addestrativa del tutto particolare.

Lo ha ricordato il ten. col. Cristiano Refi, comandante del battaglione alpino, spiegando le caratteristiche dell’esercitazione, della durata di tre giorni, che ha luogo nei boschi tra Artogne e Darfo. Nel corso della quale a emergere subito – all’occhio del cronista – è l’incredibile capacità di mimetismo degli uomini del battaglione Morbegno: laddove pare esserci un solo operatore, ecco emergere altri due alpini dell’unità di elité, chiamata a nascondersi per l’intera durata dell’esercitazione nei boschi senza mai far rientro alla base, posta all'oratorio di Corna di Darfo. Tra i 20 e i 30 gli uomini impegnati, divisi in aliquote, con il compito di battere il territorio per trovare le tre potenziali minacce.

«Tecnicamente – spiega il ten. col. Refi - si chiama “controinterdizione d'area”: stiamo sorvegliando una parte di territorio “amico” alla ricerca di elementi cosiddetti ostili, in collaborazione anche con altre forze dell'ordine. La finalità è appunto l’individuazione degli elementi ostili, con l’obiettivo di respingerli e mantenere l'integrità del territorio»

A collaborare con gli uomini del Morbegno, ci sono le sezioni bresciane dell’Ana, che assieme a quella di Bergamo ha consentito la presenza degli Alpini in armi. «L'idea di ricordare quel disastro di 100 anni fa – spiega Riccardo Mariolini, vice presidente dell’Ana Valle Camonica - era nata perché, ovviamente, era qualche cosa che gli alpini sentivano: l'intervento del 5° (allora denominato “Tirano”) in soccorso alla popolazione, imponeva agli alpini di oggi di ricordare» i soldati che prestarono aiuto alla terra camuna ferita cento anni fa.

  • Gli alpini in Valcamonica per le celebrazione del Gleno
    Gli alpini in Valcamonica per le celebrazione del Gleno
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    Gli alpini in Valcamonica per le celebrazione del Gleno
  • Gli alpini in Valcamonica per le celebrazione del Gleno
    Gli alpini in Valcamonica per le celebrazione del Gleno

D’altro canto, il legame tra penne nere in armi e in congedo resta indissolubile: «Noi abbiamo un fortissimo legame con l'Associazione nazionale alpini – conferma il comandante del Morbegno - e ogni volta che possiamo cerchiamo di stare con loro, perché ci accorgiamo che i valori sono gli stessi stessi, come resta lo stesso il cappello».

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