Valcamonica

Furti nelle chiese camune, dov'è la refurtiva?

Sgominata la «banda degli angeli» che, tra fine novembre 2010 e il febbraio 2011 saccheggiò molte chiese camune.
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Candelabri, angioletti, bassorilievi e statuette. E' l'inventario di ciò che è stato razziato nelle chiese della Valcamonica e che, sugli altari, ha fatto ritorno soltanto in minima parte. «Ci avevano garantito che erano stati recuperati tutti gli oggetti rubati, ma delle nostre cose non hanno ritrovato più niente», dice uno dei sacerdoti derubati.

Le azioni della «banda degli angeli», una gang milanese di quattro persone che tra gennaio e marzo aveva colpito in sedici chiese della Lombardia, hanno trovato l'epilogo dietro le sbarre a metà settembre. E il negozio di antiquariato dove veniva parcheggiata la refurtiva rivoltato come un calzino. Risultato: chiamati i sacerdoti delle parrocchie derubate e restituita loro la preziosa mercanzia, delle sette chiese della Valcamonica «visitate» dai ladri, possono sorridere soltanto quelle di Pisogne e Sellero.

Berzo Inferiore, Breno e Niardo hanno atteso invano la fatidica telefonata dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza; la parrocchia di Ceto ha riportato a casa due angioletti su quattro, la chiesa di Angone e quella di Esine non figurano nemmeno nelle carte della Procura della Repubblica di Pavia, titolare dell'indagine.

Alla fine di questa vicenda, cominciata a novembre 2010 e culminata a febbraio 2011 con ben cinque furti in una settimana, il bilancio è impietoso: al momento, possiamo considerare perduto nei meandri del mercato dell'arte clandestina, un patrimonio artistico, religioso e affettivo fatto di ventidue angioletti in legno, due bassorilievi raffiguranti scene sacre, le statue di Sant'Antonio da Padova, Santa Lucia, due di San Maurizio e San Giorgio e alcuni elementi decorativi letteralmente sradicati.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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