Valcamonica

Erba velenosa: ci pensano le pecore spazzine

Un gregge diretto verso la Val Canè ha estirpato la Penace di Mantegazzi, al confine di Temù
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Grazie pecore spazzine. Non tanto perché, senza chiedere nulla in cambio ripulite prati, versanti montani e cigli delle strade. Quest’anno il grazie è riferito all’aver portato via (almeno in parte e almeno per ora) «l’incubo» chiamato «Penace di Mantegazzi».

Il grosso gregge che ogni anno pascola nella zona della Val Canè all’inizio dell’estate e fa transumanza a ottobre, ha aiutato a risolvere un problema spinoso degli ultimi giorni: la rifioritura della «Heracleum Mantegazzianum, pianta di origini caucasiche molto pericolosa sia per l’uomo che per l’ambiente, che provoca scottature e lacerazioni anche mortali se viene a contatto con la pelle esposta al sole.

La Protezione civile di Vione, guidata dal sindaco, aveva appena provveduto a strapparla dalla zona al confine con Temù, dov’era stata individuata già lo scorso agosto. Ma per debellare la pianta, che si diffonde a velocità elevatissima, serve strappare tutte le radici e pulire il terreno circostante. Ci hanno pensato le pecore spazzine, che nel loro passaggio in direzione Val Canè hanno ripulito tutto, lasciando il prato spoglio e «libero».
Emergenza. L’allarme lanciato dal sindaco di Vione Mauro Testini per il diffondersi della Penace di Mantegazzi non è rientrato, ma per il momento la situazione sembra essere sotto controllo. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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