Era in cura, non stava rubando: liberata dopo 7 giorni
Non poteva essere in azione, forse l’avrebbe pure preferito. Non doveva finire ai domiciliari, in custodia cautelare. All’epoca dei furti nei supermercati della Valcamonica, per i quali alcuni componenti della sua famiglia sono finiti in manette nei giorni scorsi, lei ha dimostrato di essere stata altrove, alle prese con problemi di salute, cure pesanti, particolarmente invasive. Lei, ha sostenuto con successo, non c’era nei video ripresi dalle telecamere di videosorveglianza finiti al centro dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita alla fine del mese di ottobre per diversi furti in alcuni supermercati di Edolo e dintorni.
Dopo giorni in cui la donna (47enne di origini romene) protestava la sua estraneità ai fatti e a quelle immagini - estraneità peraltro confermata da altre persone raggiunte nell’inchiesta - venerdì il giudice delle indagini preliminari Federica Brugnara, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha accolto l’istanza di scarcerazione formulata dal legale della donna, l’avvocato Gianbattista Scalvi. Certificati alla mano la donna ha dimostrato che nel periodo in esame era costretta a cicli di cure e, se non era allettata a casa, era in ospedale.
Il gip ne ha preso atto, ha preso atto dell’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Dopo una settimana la signora è tornata in libertà. Sul suo conto l’accusa più concreta ora resta un episodio di ricettazione, risalente al marzo dello scorso anno. Secondo gli inquirenti ricettò merce che sua figlia e il compagno di lei aveva prelevato, occultandola negli ampi giacconi, dagli scaffali di un supermercato finito nel loro mirino. Ricostruzione che la donna respinge. A causa della malattia - ha spiegato al gup - non poteva uscire di casa, qualcuno doveva provvedere alla spesa per lei. In che modo lo facesse, quello è tutt’altro tema. Tema che - assicura - non la riguarda.
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