Droga in Valle: due fratelli Sallaku restano in carcere
Restano in cella gli ultimi arrestati dell’operazione Reticolo, l’inchiesta che ha permesso di sgominare un’organizzazione capace di spacciare chili di droga tra il Sebino e la Vallecamonica. Il gip Alessandra Di Fazio ha convalidato gli arresti tra cui anche quelli di Saimir e Taulant Sallaku, due dei cinque componenti della famiglia albanese in Italia dai primi anni ’90.
«Un gruppo criminale che spadroneggiava da anni» per usare le parole del procuratore reggente Carlo Nocerino.
I due sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Quattro gli episodi contestati a Saimir, che tra maggio e agosto avrebbe piazzato ogni volta un chilo di droga, mentre il fratello Taulant deve rispondere di concorso nello spaccio che gli inquirenti hanno registrato lo scorso 24 luglio. I due continueranno dunque a rimanere a Canton Mombello da dove invece giovedì erano usciti il patron del Darfo calcio Gezim e i suoi due fratelli Gazmir e Isuf che erano accusati di detenzione illegale di arma da fuoco per le tre pistole trovate nel garage comune della villa di famiglia a Sale Marasino.
Il pm Paolo Savio ha impugnato l’ordinanza di scarcerazione firmata dal gip Alessandro Di Fazio e presenterà ricorso in appello. L’indagine della procura non si ferma.
Al vaglio degli inquirenti ci sono i rapporti della famiglia Sallaku con il mondo dello spaccio.
«Non ho mai fatto soldi con la droga. Ho avuto problemi con la giustizia per reati fiscali, ma la droga no» ha detto il patron del Darfo uscendo dal carcere. Agli atti dell’inchiesta sono finite riprese e telefonate dei fratelli Sallaku. Immagini del trasferimento di droga nei capannoni di una loro attività e poi il pagamento nei locali di uno dei ristoranti di famiglia. In un caso Gezim Sallaku, il 12 ottobre, è stato immortalato - secondo la ricostruzione degli inquirenti - negli attimi in cui il fratello Saimir, poi arrestato in flagranza, trattava un chilo di cocaina - mentre parlava con tre connazionali, anche loro ora in cella, che gestivano una raffineria di droga in un appartamento nella Bergamasca.
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