Dopo tre mesi, l'emozione di rivedere i nonni attraverso un vetro
L’assistenza medica e i farmaci sono fondamentali, vitali in alcuni casi. Così come le attenzioni del personale e l’animazione per passare il tempo. Ma spesso è quanto possono fare gli occhi, la voce e l’emozione di un famigliare a fare la differenza. E da qualche settimana, con lo stabilizzarsi della situazione in gran parte delle case di riposo, qualche «incontro» è stato organizzato.
Gli anziani ospiti delle case di riposo da tre mesi non vedono nessun altro se non gli operatori. Nessun parente ha più potuto varcare la soglia di una Rsa. Tutti si sono industriati con videochiamate e messaggi con i tablet, per tamponare un po’, abbinati alle coccole degli operatori. Ma è stato solo un surrogato d’affetto. Ora, però, un «incontro» è finalmente possibile. Le virgolette sono necessarie, visto che sempre, a separare i nonni e i parenti, ci sono stati metri di distanza e, nella maggiori parte dei casi, pure dei vetri. Ma il bene, quello vero, non si è fatto intimorire da una barriera trasparente.
Così alla Rsa Celeri di Breno, dal 20 maggio circa, c’è un’agenda zeppa di incontri: gli ospiti vengono avvicinati alle vetrate che danno sul giardino e all’esterno si mette un famigliare, rigorosamente solo uno. Nei giorni di bel tempo qualche finestra è stata persino aperta, anche se è aumentata la distanza. Spesso le parole hanno lasciato spazio alle lacrime, per un’emozione così intensa da non lasciare nessuno indifferente. Per lunghi, interminabili minuti, in cui il cuore ha battuto forte per la gioia, gli anziani e i loro cari si sono potuti vedere e parlare.
Stessa trama alla casa di riposo di Piamborno: sulla porta scorrevole a vetri all’ingresso della struttura è stata posta una sedia per il parente e all’interno è stata trasportata la persona cara. Impossibile il contatto fisico, ma una mano sui due lati del vetro c’è scappata, con gli aloni che sono andati a fare compagnia a una serie di cuoricini rosa appoggiati per rendere tutto più gradevole.
Alla Angelo Maj di Boario il fine e le emozioni sono stati i medesimi, ma con una modalità organizzativa diversa: nello spazio verde protetto della struttura è stato creato un «giardino delle emozioni», dove da lunedì scorso sono stati organizzati dei brevi momenti di incontro tra gli ospiti e le famiglie. In quel caso, all’aperto, era permesso più di un visitatore. Certo per tutti, ospiti e parenti, la voglia è stata sempre e solo una: potersi abbracciare, stringere, baciare. Ma rispetto all’isolamento dei mesi scorsi è già un traguardo significativo. Nell’attesa di una nuova normalità anche nelle case di riposo che però, al momento, appare ancora lontana.
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