Valcamonica

Dopo sette anni Breno si chiama fuori dall’Unione dei Comuni

La polizia locale tornerà interna al Comune, ma «si potranno acquistare servizi straordinari»
Il palazzo degli uffici dell’Unione dei Comuni degli antichi borghi a Breno  © www.giornaledibrescia.it
Il palazzo degli uffici dell’Unione dei Comuni degli antichi borghi a Breno © www.giornaledibrescia.it
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I primi mal di pancia risalgono a due anni fa. Poi sopiti da mediazioni e tentativi di far funzionare meglio le cose, soprattutto il servizio di polizia locale. Nelle ultime ore, però, il disagio di Breno, all’interno dell’Unione dei Comuni degli Antichi borghi è scoppiato. Il sindaco Sandro Farisoglio, tra i fondatori nel 2012, non ha dubbi sul divorzio da Niardo, Malegno, Cividate, Ossimo e Borno.

Taglia i ponti. A due mesi dalle elezioni, Breno taglia i ponti con i Municipi con cui ha condiviso un pezzo di strada, fatta di servizi, finanziamenti regionali (sempre più scarsi) e qualche difficoltà. I motivi della spaccatura sono più d’uno: «Nel 2012 c’erano delle necessità e oggi non ci sono più», dice Farisoglio, che parla anche d’incapacità politica: «Troppo spesso si creano realtà che poi non si ha più il coraggio di modificare, anzi si continua a sostentarle nonostante tutto»; è per questo che ha deciso di andare da solo (scelta fatta anche in Comunità montana).

Alla base ci sono anche cause di «economicità, efficienza ed efficacia dei servizi». L’idea è di «recedere dall’Unione e poi acquisire servizi comprensoriali come il Suap e il software, che hanno economie di scala». La polizia locale tornerà interna al Comune, ma «si potranno acquistare servizi straordinari e pattuglie senza dover per forza far parte dell’Unione».

I tempi non sono casuali: «Chi ci succederà potrà decidere che cosa fare dell’Unione senza doversi assumere la responsabilità di un’eventuale uscita: è la strada giusta, come già fatto da Bienno». Iter e reazioni. La decisione sarà votata il 27 febbraio in Consiglio, per avviare l’iter d’uscita. Sul fronte degli altri sindaci si fatica a rispondere. Il presidente Cristian Farisè (Ossimo) fa sapere che parlerà solo attraverso un comunicato stampa, mentre Paolo Erba (Malegno) specifica che la necessità è vedere la documentazione, per capire i motivi reali, e poi esprimersi. Chi non ha paura è Cirillo Ballardini (Cividate): «Sono felice di esservi entrato perché si è creato un servizio di polizia locale efficiente, che controlla il territorio e ci supporta, garantendo di operare nel rispetto di regole e sicurezza. È un tavolo di lavoro tra sindaci e ci ha permesso di superare i vincoli del patto di stabilità, oltre a produrre un avanzo da distribuire».

Visti gli spazi dell’incubatore, Cividate potrebbe accogliere la nuova sede. L’uscita di Breno mette in difficoltà il confinante a nord Niardo, che resta isolato dagli altri, e ammorbidisce i vincoli per la creazione di un’eventuale nuova aggregazione dell’Altopiano. Ma c’è anche un po’ di pepe: per qualcuno l’uscita di Farisoglio sarebbe una ritorsione per la mancata unità nelle scelte effettuate sulla Comunità montana, visto che non tutti i sindaci alleati lo hanno seguito.

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