Valcamonica

«Danni irreparabili all'ambiente»: scatta la diffida per il cantiere al lago Bianco

Quattro associazioni hanno diffidato le istituzioni e il Parco dello Stelvio per i lavori di captazione al bacino al Passo Gavia
Il cantiere al Lago Bianco, al Passo Gavia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il cantiere al Lago Bianco, al Passo Gavia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Le ruspe hanno già scavato un cratere che in mezzo a quello scenario paradisiaco sembra una voragine. La zona è stata recintata (non lo era del tutto fino a poche settimane fa) e la colata di cemento è ormai depositata per evitare che l’ingresso del tubo provochi un cedimento del terreno e una fuoriuscita incontrollata dell’acqua. Per un gruppo di cittadini della Valtellina e della Valcamonica tutta questa operazione sta danneggiando in modo irreparabile il delicato habitat del lago Bianco. E così, dopo mesi di campagna via social, accessi agli atti e una camminata solidale che ha portato centinaia di persone al Passo Gavia lo scorso 10 settembre, hanno riunito il materiale che avevano e l’hanno affidato a uno studio legale, appoggiati da altre associazioni. 

Il comitato Salviamo il Lago Bianco, il Cai Lombardia, l'associazione Mountain Wilderness Italia APS ed Elena Calogero, presidente del Comitato Civico Ambiente di Merate e delegata del comitato «Attuare la Costituzione» della Brianza, hanno depositato una diffida formale per chiedere di fermare il cantiere che a luglio è stato aperto al Passo Gavia per prelevare acqua dal Lago Bianco e destinarla all’impianto di innevamento artificiale di Santa Caterina di Valfurva. Del comitato, nato spontaneamente nel 2020, fanno parte cittadini delle province di Sondrio e di Brescia, allarmati da un progetto che sta di fatto trasformando un lago di origine glaciale in un bacino artificiale. 

I destinatari della diffida datata 29 settembre 2023 sono tutte le istituzioni che hanno partecipato all’iter del progetto: i comuni di Valfurva e di Bormio, la Provincia di Sondrio, la Santa Caterina Impianti Spa, Regione Lombardia, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e il Parco nazionale dello Stelvio, che ha come direttore il bresciano Franco Claretti, sindaco di Coccaglio tra il 2009 e il 2019.

Cosa c'è nella diffida

Una ruspa al lavoro nel cantiere del Lago Bianco - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una ruspa al lavoro nel cantiere del Lago Bianco - Foto © www.giornaledibrescia.it

Nelle 46 pagine dell’atto vengono contestati i lavori di captazione del Lago Bianco che fanno parte del progetto di riqualificazione dell’impianto di innevamento artificiale di Santa Caterina, approvato in via definitiva nel 2019. Per i firmatari - che allegano una serie di fotografie - gli scavi in corso per inserire le tubazioni hanno provocato «danni all’habitat naturale in cui sono eseguiti i lavori». L’habitat è quello del Lago Bianco, che si trova a 2.607 di quota all’interno delle aree protette del Parco Nazionale dello Stelvio, del sito Natura 2000 e della Riserva naturale statale di Tresero-Dosso del Vallon. Nel documento in particolare «si segnala il fatto che il cratere scavato nel cantiere e gli scavi antecedenti ora riempiti poco a valle del cantiere hanno distrutto porzioni di habitat di prateria» e «si ritiene e contesta che gli interventi in corso di esecuzione siano illegittimi e forieri di gravi e irreparabili danni all’ambiente». Non solo, ma nella diffida vengono sottolineate carenze pesanti nell'iter amministrativo, come mancati accertamenti sull'impatto ambientale del progetto e il ruolo non chiaro del Cai Brescia. Quest'ultimo è infatti proprietario di alcune porzioni dei terreni antistanti al rifugio Berni (Sondrio) in cui sono già state posizionate le tubazioni ed effettuati gli interventi per la captazione idrica dal Fiume Gavia. Per le associazioni, questi lavori hanno danneggiato l’habitat comunitario protetto 1740 Torbiere. Stando alle associazioni, il Cai Brescia apparirebbe nel dettaglio particellare del progetto ma poi non avrebbe presenziato ad alcuna fase dell’iter autorizzativo, al contrario del Comune di Bormio che ha concesso gli stessi passaggi sulle proprie particelle.

Com'è il Lago Bianco 

  • Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
    Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
  • Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
    Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
  • Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
    Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
  • Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne
    Il Lago Bianco circondato dalla torbiera e dalle montagne

Formalmente all’interno della provincia di Sondrio, il lago Bianco si trova appena al di là del confine con l’Alta Valcamonica, al Passo Gavia. Si affaccia verso la cresta sud-occidentale del gruppo Ortles Cevedale ed è alimentato prevalentemente dalle acque che scendono dal circolo glaciale tra il Corno dei Tre Signori e il Monte Gaviola, un bacino sempre più piccolo per via dell’innalzamento delle temperature. È un luogo magnifico: lo specchio d’acqua riflette le montagne attorno ed è circondato da una torbiera in cui fioriscono gli eriofori, una specie di erbetta bianca che somiglia a un piumino ed è caratteristica di quel tipo di torbiera. 

Il Lago Bianco si trova all’interno di una zona che ospita uno degli ultimi esempi di tundra artica, residuo dell’ultima glaciazione, ed è caratterizzato da specie vegetali e animali di grande interesse naturalistico. Si tratta di un habitat delicato, che infatti rientra - in quanto parte del Parco Nazionale dello Stelvio - tra i territori tutelati da Natura 2000, una rete istituita dall’Unione europea per garantire la conservazione di habitat naturali, piante e animali rari o minacciati, e parzialmente nella riserva naturale statale Tresero-Dosso del Vallon, istituita da Regione Lombardia come misura di compensazione in seguito a un’infrazione europea del 2007 (peraltro, sempre legata a lavori di riqualificazione di due piste da sci di Santa Caterina).

Il progetto

  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
  • La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco
    La zona degli scavi recintata su un lato del Lago Bianco

Gli scavi al lago Bianco fanno parte di un progetto tra il Comune di Santa Caterina di Valfurva (Sondrio) e la società Santa Caterina Impianti (SCI) contro cui si sono schierate decine di persone. Si tratta della riqualificazione dell’impianto di innevamento artificiale degli impianti di Santa Caterina Valfurva, che tra i vari interventi prevede un sistema di «captazione e immissione nel lago Bianco», cioè un prelievo di acqua da trasformare in neve artificiale. Le acque verranno trasportate attraverso tubi sotterranei a 9 chilometri di distanza per alimentare in particolare la pista da sci di fondo Valtellina che si trova a quota 1800 metri e dove si è disputata la Coppa del Mondo di sci di fondo nel 2001 e nel 2008.

I dettagli del progetto definitivo dell’opera di presa dal lago si trovano in una relazione tecnico-illustrativa redatta nel 2019 dall’ingegnere Matteo Sambrizzi per conto del Comune di Valfurva. La riqualificazione dell’impianto viene ricondotta innanzitutto all’esigenza di trovare una soluzione a consumi energetici elevati, a un sistema vecchio e inadeguato e alla necessità di aumentare la quantità di neve prodotta nel minore tempo possibile, sia per i costi sia per una questione di fruibilità della pista. Dal 2010, grazie a un concessione della Provincia di Sondrio, la società sciistica può infatti prelevare 225.000 metri cubi d'acqua all’anno dai torrenti Gavia, Alpe e Frodolfo tra l’1 novembre e il 28 febbraio, con un numero però limitato di litri al secondo.

Il cratere scavato per inserire la tubazione che preleverà acqua dal lago - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il cratere scavato per inserire la tubazione che preleverà acqua dal lago - Foto © www.giornaledibrescia.it

Nel 2018 la Provincia di Sondrio ha approvato una variante a questa concessione consentendo così alla SCI di attingere anche dal lago Bianco per aumentare la portata di acqua prelevata: fino a 50 litri al secondo per un totale di 20.736 metri cubi di acqua in un anno. Dal lago si può in pratica, almeno sulla carta, prelevare più acqua in un colpo solo perché ne contiene di più rispetto a un torrente. Per compensare questo prelievo è stato stabilito che la variazione massima del livello del lago può essere di 4 centimetri: pertanto verrà realizzato una sistema di tubazioni interrato che permette di ripompare l’acqua dal torrente Gavia, a 2.520 metri di altitudine al rifugio Berni (gestito dal Cai Brescia), verso il lago. Stando al progetto, funzionerà così: un tubo metallico di 30 metri infilato nel terreno con la tecnica dello «spingi tubo» preleverà l’acqua a 2,5 metri di profondità e la manderà a valle dove c'è l’impianto di innevamento artificiale di Santa Caterina; un altro tubo reimmetterà nel lago la quantità di acqua prelevata pompandola dal torrente Gavia più in basso. Entrambi i tubi sono intercettati da misuratori di portata e di volume che controllano la quantità di acqua che entra ed esce dal lago. 

Tra i documenti del progetto, che ha finito l'iter di approvazione, c'è anche una relazione paesaggistica in cui si afferma che «si è cercato di ridurre il più possibile gli impatti sull’ambiente, vista l’elevata valenza naturalistica e paesaggistica dei luoghi».

Al momento sono state completate le fasi che precedono la perforazione per inserire il tubo che servirà a prelevare l’acqua dal lago. Per queste operazioni serve molta attenzione perché rischiano di provocare perdite idriche o contaminazioni che alterano l’ecosistema. Attenzione che, stando agli autori della diffida, non c’è stata.

Le contestazioni

Una scritta di protesta anonima - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una scritta di protesta anonima - Foto © www.giornaledibrescia.it

Per il comitato Salviamo il Lago Bianco e le altre associazioni firmatarie della diffida gli interventi in corso i danni causati al lago Bianco e a tutto l’habitat sarebbero quindi a lungo termine. Dai documenti raccolti dai comitati si evince come il cantiere si sia esteso su superfici maggiori di quelle indicate a progetto e che l'impatto dei lavori sulla torbiera non sia stato né analizzato né verificato dalla valutazione di incidenza. 

Nella diffida viene sottolineato come nelle relazioni tecniche del progetto manchino del tutto informazioni scientifiche sull’habitat e sulle specie animali e naturalistiche coinvolte. Non viene fatto cenno nemmeno all’impatto che potrebbe avere a livello biochimico l’immissione di acqua proveniente dal torrente Gavia, di cui non sono allegate analisi. In più non c’è nessuna motivazione supportata da dati per spiegare il limite di abbassamento delle acque del lago a 4 centimetri («del resto - si legge nella diffida - non sono stati fatti rilievi naturali sulle variazioni naturali di livello»). Peraltro il Comune di Valfurva ha assegnato solo giovedì scorso (determina dirigenziale n. 215 del 28/9/2023) l’incarico per lo studio voxnaturae per il monitoraggio ante-operam e post-operam dei lavori di riqualificazione dell'impianto di innevamento artificiale, quindi con ampio ritardo rispetto all'inizio del cantiere stesso.

Per i firmatari della diffida il progetto ha violato normative nazionali e comunitarie e il regolamento del Parco nazionale dello Stelvio. L'opera si sarebbe basato inoltre su una valutazione d’incidenza ambientale, non disponibile, effettuata tra il 2017 e il 2020, e che pertanto contiene «studi e scenari risalenti che non tengono conto tra l’altro del progressivo aggravarsi della crisi ecologica e climatica in atto». 

Al Passo Gavia, come nel resto delle alpi, gli effetti dell’innalzamento delle temperature si vede. E del resto l’impatto del cambiamento climatico viene rilevato anche nell’accordo del 2019 tra il comune di Valfurva e la SCI, che prendono atto «dell’oggettiva difficoltà di garantire l’apertura delle attività sciistiche ad inizio stagione con la sola neve naturale, a causa spesso delle scarse precipitazioni nevose e per gli elevati standard di qualità e sicurezza che attualmente bisogna garantire per poter aprire le piste al pubblico». 

Alla luce di una lunga disamina i firmatari, per tramite dell’avvocata Veronica Dini, chiedono agli enti un riscontro sui rilievi e sulle contestazioni della diffida, di interrompere i lavori in corso e di revocare «in autotutela i provvedimenti amministrativi che autorizzazione e/o assentono al progetto stesso». 

Il ruolo del Parco Nazionale dello Stelvio

Fra tutti i destinatari della diffida, a suscitare la rabbia delle associazioni è il Parco Nazionale dello Stelvio, in teoria il primo incaricato a tutelare l’area. Fondato nel 1935 anche a tutela di questo pezzo di alpi, risulta al momento consenziente rispetto al progetto per cui ha rilasciato due pareri positivi in relazione all’incidenza ambientale. «Non stanno proferendo una singola parola - dice l’attivista bresciano Matteo Lanciani, tra le anime degli Amici della Riserva, un’associazione franciacortina che vigila sulla salvaguardia delle Torbiere, e referente per il comitato Salviamo il Lago Bianco -. Li abbiamo sollecitati su tutti i fronti, via social e via telefono. Il Parco resta muto e non rilascia dichiarazioni. È imbarazzante, perché è un ente pubblico che spende soldi pubblici e dovrebbe dare al pubblico determinate risposte. Invece la politica sta facendo testuggine e non dice una parola».

Nel 2017 e nel 2018 il Parco ha espresso due pareri favorevoli al progetto. Al tempo il direttore era Alessandro Meinardi (a febbraio 2023 l’ha sostituito Franco Claretti, ex sindaco di Coccaglio), che formulò un «parere di positiva valutazione d’incidenza», stabilendo però una serie di prescrizioni che avrebbero dovuto essere rispettate durante i lavori. Cosa che non è stata fatta, come dimostrano le fotografie e i video raccolti dagli attivisti di Salviamo il Lago Bianco e inoltrati alle istituzioni. 

Non è la prima volta che viene contestato il mancato rispetto di misure in grado di evitare un impatto ambientale all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Nel 2007 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso una sentenza di condanna all’Italia per i danni che furono arrecati all’ambiente naturale di una Zona di Protezione Speciale (Zps) all’interno del Parco nazionale dello Stelvio a seguito dei campionati del mondo di sci alpino nel 2005. Come misura di compensazione venne creata la Riserva Tresero del Vallon.

Il supporto alla causa

Le prime critiche al progetto hanno cominciato ad arrivare dalla Valtellina nel 2020. Nei mesi la campagna di protesta ha preso forma coinvolgendo gli abitanti della Valcamonica, ottenendo anche il supporto di personalità di spicco come Roberta De Monticelli, filosofa e docente all’Università San Raffaele di Milano, e e lo scrittore Luca Rota. A coordinare le attività sono quattro trentenni, tre dei quali sono bresciani.

A metà agosto è stata lanciata sulla piattaforma Go fund me una raccolta fondi per sostenere le spese legali di un’eventuale azione in grado di fermare i lavori che per gli attivisti di Salviamo il Lago Bianco sono «contro i principi su cui si fonda il Parco Nazionale dello Stelvio. Per questo riteniamo importante difendere il lago e tutta la prestigiosa zona del Passo Gavia, dove è sito l’unico esempio di Tundra Artica in Italia». 

L'artista Filippo Minelli al Lago Bianco - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'artista Filippo Minelli al Lago Bianco - Foto © www.giornaledibrescia.it

Di recente a sostenere la battaglia si è unito anche un artista bresciano, Filippo Minelli (uno dei suoi progetti è l’«Atlante dei classici padani»). Nelle scorse settimane è salito al Passo Gavia per realizzare un’altra opera da inserire nella serie Silence Shapes, in cui combina paesaggi naturalistici o industriali al fumo di fumogeni (non inquinanti) per esplorare il tema del conflitto. In questo caso per denunciare l’impatto ambientale degli scavi nel lago di origine glaciale. Le sue fotografie saranno stampate e vendute, il ricavato andrà alla raccolta fondi per le spese legali di Salviamo il Lago Bianco. «Sono venuto a sapere di questo progetto al Passo Gavia da poco e ho deciso di sostenere la campagna - dice Minelli, che vive in Portogallo ma è originario della Franciacorta -. Tredici anni fa ho iniziato un lavoro sulle zone di conflitto, dalla California alla Colombia fino alle Alpi per la Guerra Fredda. Con il lago Bianco ci sono tutti gli elementi per tornare alle radici di questa azione per fare emergere un problema che sta causando un danno incredibile a un bene comune». 

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