Valcamonica

Da Erbanno a Mosul: Mattia riporta l’acqua nella città

Il trentunenne ingegnere da giugno in Kurdistan: «Accolti a braccia aperte, c’è voglia di ripartire»
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Il ragazzo che cinque anni fa lavorava in Florida come cameriere oggi costruisce acquedotti tra le macerie di Mosul. «Dopo tre anni di occupazione dell’Isis e sei mesi di bombardamenti, in una città da due milioni e mezzo di abitanti, è tutto da ricostruire: ci preoccupiamo di far arrivare l’acqua potabile nelle case».

Mattia Barbieri, ingegnere 31enne di Erbanno di Darfo, ha una laurea in Scienze ambientali alla Bicocca e un master in gestione delle risorse idriche: la organizzazione non governativa francese «Solidarietés International» ha lanciato il progetto «Wash» e l’ha voluto nel suo staff.

A giugno ha messo piede nella città più importante del Kurdistan iracheno, dove il Califfato ha prima illuso e poi rovinato università, moschee, suq e moderni quartieri di caffè e divertimenti. Con tecnici uzbeki, americani, palestinesi e francesi, sta portando avanti il più grande progetto di potabilizzazione della città dopo il periodo devastante dell’Isis. 

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