Valcamonica

Consorzio della castagna in perdita, Breno getta la spugna

Il Comune esce dal consorzio a causa delle perdite registrate negli ultimi anni. Contrariato il presidente Prandini
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Non è un colpo di scena, ma un segnale non troppo positivo sì. Il Comune di Breno ha deciso di uscire dal Consorzio della castagna, non pagando più quindi la quota associativa e non sostenendone più le attività. Il motivo è presto detto: già due anni fa, quando a tutti i soci era stato chiesto uno sforzo economico per rilanciare l’ente, Breno aveva messo in chiaro che si trattava dell’ultima chiamata: «O si avranno risultato nel giro di due anni, altrimenti faremo mancare il nostro sostegno», aveva scritto il sindaco Sandro Farisoglio in una lettera indirizzata al neo presidente Gabriele Prandini. Così non è stato e le perdite del consorzio, negli anni, sono cresciute: 42mila euro 2011, 34mila nel 2012, 48mila nel 2013 e nel 2014 fino ai ben 51mila del 2015, la goccia che ha fatto dire «me ne vado» a Breno.

Per questo è stato convocato nei giorni scorsi un Consiglio comunale con all’ordine del giorno il recesso dal Consorzio. «In pochi anni ci sono state perdite per oltre 200mila euro - spiega il primo cittadino -: tutti crediamo nel prodotto castagna e nelle tradizioni del territorio, ma se una realtà non sta in piedi bisogna avere il coraggio di prenderne atto e fare scelte definitive. I bisogni della Valle vanno ben oltre e i fondi degli enti comprensoriali, sempre in diminuzione, vanno concentrati su realtà più costruttive».

Contrariato Prandini, che ricorda come il piano industriale del 2014 prevedeva di risanare la situazione economica entro il 2018. «È difficile capire la scelta di un Comune che nel 2014 approvò il piano che ora disconosce. Abbandonare proprio nell’anno in cui si è pronti al vero rilancio è poco comprensibile e in contrasto con quanto dichiarato anche da Farisoglio. I prodotti sono stati revisionati, c'è un accordo con Iperal e Cissva per la distribuzione nei loro punti vendita e in altri della Valle e con altri distributori del nord Italia e abbiamo prodotto più farina degli ultimi cinque anni». 

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