Concarena, l'alpinista morto tradito dall'erba bagnata
La salita allo spigolo Cassin, che deve il nome al lecchese che per primo la completò nel 1939, è tra le più dure e ambite dagli appassionati sulla Concarena che è palestra per molti alpinisti. Solo di poche settimane fa la notizia dell’apertura di una nuova via che guarda verso cima Bacchetta.
Cifra di una lunga sfida alla verticalità estrema del complesso alla quale anche Renzo Viganò, 37 anni, di Cantù, voleva dare il suo contributo. Un tragico imprevisto glielo ha impedito per sempre. Doveva essere la conquista di una cima nuova in quell'angolo di Dolomiti in terra camuna. Invece per lui è stata l’ultima pagina di una vita spesa tra le montagne, la sua passione.
La stessa che lo aveva portato con due compagni dal Comasco fino al Rifugio Baita Iseo, sopra Ono San Pietro, da dove attorno alle 5 di mattina era partito per risalire la via Cassin, una delle più impervie tra quelle che conducono in cima al gruppo che supera quota 2.500 metri. Una salita da esperti quale era il comasco, 37 anni, alpinista di lungo corso.
Eppure il suo destino si è compiuto ancora prima dell’attacco della salita vera e propria. Viganò a quanto raccontato dai due amici che erano con lui, sconvolti dalla tragedia, è scivolato sull’erba bagnata dell’ultimo tratto che precede l’inizio dell’arrampicata. Non indossava neppure il casco protettivo al momento della caduta, avvenuta sotto gli occhi dei due compagni.
Il 37enne è precipitato nel vuoto per oltre 100 metri. L’allarme lanciato attorno alle 7 ha visto intervenire il Soccorso Alpino: un tecnico si è calato col verricello dall'eliambulanza per un recupero reso difficile dal terreno scosceso. Inutile ogni tentativo di salvare il giovane. Ai soccorritori non è restato che ricondurre a terra la salma, poi composta all’ospedale di Esine.
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