«Bus troppo pieni»: la Comunità montana di Vallecamonica si appella al prefetto
Autobus strapieni all’inverosimile, che non rispettano le leggi sui carichi e non garantiscono il minimo distanziamento tra gli studenti, mettendo a rischio la salute dei ragazzi e delle loro famiglie e con in aggiunta il pericolo di compromettere la frequenza e la qualità della didattica.
È la «denuncia» che il presidente della Comunità montana di Vallecamonica Alessandro Bonomelli ha avanzato in queste ore al prefetto di Brescia Maria Rosaria Laganà e all’Agenzia del trasporto pubblico di Brescia, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni sia dai giovani stessi, sia dai loro genitori (con foto esplicative corredate).
La causa sarebbero le poche corse disponibili, che costringono i ragazzi a salire sui mezzi stipati come se fossero sardine. Un fatto che, secondo Bonomelli, potrebbe vanificare gli sforzi effettuati finora dagli istituti scolastici camuni per evitare il rischio di contagi. Rischio Covid. «Sono sinceramente preoccupato per la possibile nuova impennata dei numeri dei contagi - afferma il presidente dell’ente comprensoriale -, che potrebbe essere causata proprio dal sovraffollamento dei mezzi di trasporto. Non possiamo permetterci di mettere in campo azioni che potrebbero risultare poco sicure o potenzialmente pericolose per l’intera collettività».La Comunità montana si è decisa a segnalare i fatti al prefetto dopo che, nei giorni scorsi, ha contattato l’Agenzia del Tpl, senza però ottenere alcuna risposta. Bonomelli chiede quindi al rappresentante del Governo di mettere in campo azioni che consentano agli studenti di viaggiare in sicurezza, evitando così una nuova diffusione del covid. E si rende disponibile a un tavolo di confronto per condividere «la migliore soluzione per tutti, con l’obiettivo di definire un modello per la Vallecamonica, che integri pienamente e con efficacia il sistema dei trasporti e quello scolastico». Una delle maggiori criticità è in media Valle, in particolare in Valgrigna, dove una cinquantina di famiglie hanno contattato sia il Comune, sia la Comunità montana e le scuole per provare a risolvere il problema.
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