Breno, medici di base cercansi: il Comune offre l'ambulatorio
Il problema della carenza di medici di base a Breno continua a essere al centro dell’attenzione, mentre si cerca una soluzione in ogni dove per venire incontro alle centinaia di assistiti che sono rimasti senza un punto di riferimento dal primo febbraio, da quando il dottor Giovanmaria Milesi è andato in pensione. All’orizzonte non ci sono medici disponibili ad aprire un ambulatorio a Breno, gli altri professionisti che operano in paese hanno già raggiunto la quota massima di disponibilità e quelli dei comuni vicini, pur avendo ancora possibilità di aumentare gli assistiti, non hanno alcuna intenzione di spostarsi a Breno.
Il Comune, insieme all’Ats della Montagna, sta setacciando tra le disponibilità, ma anche i giovani medici, che grazie a una nuova legge possono avere 650 assistiti già mentre frequentano la specialità, sono in difficoltà, perché – perlomeno nei primi tempi – preferiscono frequentare le lezioni che si tengono a Brescia e mantenere un lavoro in Valle diventa poco conciliabile. Per loro, spesso, è molto più funzionale operare come guardia medica durante i fine settimana. E così una soluzione al problema non sembra a portata di mano, anche perché la carenza di personale medico è strutturale in tutta Italia.
L’Amministrazione brenese, che non avrebbe voce in capitolo in materia, sta comunque cercando soluzioni: «Stiamo subendo questa situazione – specifica il consigliere comunale Luca Vielmi –, ma siamo comunque al fianco dei cittadini e capiamo il disagio. Stiamo ipotizzando di realizzare degli ambulatori in uno spazio pubblico a nostra disposizione, in modo da offrire noi una sede, e siamo in contatto quotidiano con gli enti preposti.
Forse sarebbe una facilitazione se le lezioni della specialistica a Brescia fossero tutte raggruppate i primi giorni della settimana, in modo da lasciare liberi i giovani medici di esercitare la professione nella seconda parte». Per Breno il problema è doppio perché non riguarda solo il capoluogo, ma anche le frazioni, dove le persone più fragili, come gli anziani, fanno più fatica a spostarsi.
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