Borno, il cadavere di donna decapitato e smembrato in 15 pezzi
Quattro sacchi uno vicino all’altro. «Messi lì perché qualcuno li trovasse, altrimenti li avrebbero gettati molto più in basso» dice con convinzione la gente di Paline, piccola frazione di Borno, da ieri al centro di un giallo che ha i contorni di un film horror.
In 15 piccoli pezzi
Nei sacchi dell’immondizia abbandonati nei primi metri di una scarpata all’altezza del cartello stradale che segna il confine tra Brescia e Bergamo, al di là del guardrail lungo la strada interna che dalla Vallecamonica porta alla Val di Scalve, c’erano infatti resti umani. Il cadavere di una donna con il volto bruciato dal fuoco, la testa decapitata. E fatto a pezzi. Almeno 15. Piccoli e tagliati con una precisione chirurgica, in modo netto. Piedi, mani, braccia, gambe e addirittura lo sterno sezionato.
«Tagli eseguiti da una mano esperta» si lasciano sfuggire gli inquirenti alle prese con un’inchiesta, sempre per utilizzare le parole di chi indaga, «che deve partire da zero». Il cadavere non ha un volto, sfigurato, ma è di carnagione chiara e ha capelli neri, lunghezza media. È stato trovato completamente nudo e, secondo una primissima ricostruzione, potrebbe essere di una persona con un’età compresa tra i 35 e i 50 anni. Lo smalto viola sulle unghie di una mano rimasta intatta ha fatto dire immediatamente che si trattasse di una donna.
Ipotesi congelamento
I primi esami medici eseguiti nei laboratori della Medicina legale degli Spedali civili hanno confermato il sesso. Impossibile al momento per il medico legale Nicoletta Cerri, che ha ricevuto l’incarico dal pubblico ministero Lorena Ghibaudo, stabilire però l’epoca del decesso. Anche perché su questa brutta storia aleggia un sospetto inquietante: i resti umani sarebbero ben conservati e non si esclude che possano essere stati congelati. E poi gettati soltanto nelle scorse ore in questo angolo di terra che, rispetto al luogo di ritrovamento, è provincia di Brescia solo per altri trenta metri.La vittima può essere stata uccisa altrove e poi occultata tra la vegetazione a cavallo tra le due valli. Parliamo di una strada che si affaccia su un burrone diventato nel tempo una discarica a cielo aperto. Tanto che proprio sulla parete rocciosa dall’altro lato della strada fino a poco tempo fa era stata installata una telecamera per immortalare chi si liberava dell’immondizia. L’occhio elettronico non c’è più e la roccia è diventata una palestra naturale per gli appassionati di arrampicata.
Le indagini
Quei sacchi contenenti un cadavere fatto a pezzi sarebbero stati lì da venerdì. «Ancora dieci giorni e li avrebbe inghiottiti la vegetazione» racconta un anziano che va avanti indietro. Vince la curiosità, ma non manca la paura in questo borgo di 75 abitanti. I sacchi li avrebbe visti venerdì un agente di Polizia che si era preso l’impegno nei giorni successivi di ripulire quel tratto di dirupo a Paline, frazione di Borno che prima di ieri era finita sotto i riflettori nazionali per la partecipazione al programma tivù «Il contadino cerca moglie» di un 40enne del posto.
Prima del poliziotto è arrivato però un 70enne residente in paese che domenica pomeriggio ha visto i sacchi, si è avvicinato e ha notato spuntare una mano. Aprendoli si è trovato davanti uno scenario macabro e ha lanciato l’allarme. In zona non risultano recenti denunce di donne scomparse e i Carabinieri di Breno non possono escludere nulla. Da Souad, svanita nel nulla quasi quattro anni fa in città, al caso del killer, mai identificato di Lecco, che ha ucciso almeno tre prostitute, sono tante le piste che gli uomini dell’Arma vogliono verificare. E tra i primi accertamenti disposti c’è la verifica delle targhe delle auto transitate negli ultimi giorni sotto i portali elettronici installati a Borno.
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