Valcamonica

Bellesi: pane e amore da 60 anni

I fratelli Giulio e Gianni aprirono la storica panetteria del 1955 con la sorella e la madre
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In tre giovanotti guadagnavano meno di quanto il papà portava a casa: lui all’Edison prendeva 80mila lire, loro, di 20, 18 e 16 anni, solo 50 in tre facendo i muratori. È un po’ per questo che sessant’anni fa esatti è nata la forneria con alimentari Bellesi di Cividate, la seconda attività più antica del paese. Un racconto fatto di passione e dedizione, che mezzo secolo fa s’è intrecciato con una storia d’amore, viaggiata in parallelo sino ai giorni nostri. 

Giulio Bellesi, del 1938, a 16 anni, l’1 gennaio 1955 ha inforcato la bici alle 2.30 e s’è presentato nella panetteria Frigoli a Breno, come apprendista fornaio. In sei mesi ha imparato e il 2 giugno ha aperto la forneria con negozio nella casa paterna di via Cere, col fratello Gianni, una sorella e la mamma. È stato così sino al 1973, quando l’alimentare s’è spostato poco lontano, in via Terme Romane, dove si trova ancora oggi. C’è un altro fatto da raccontare: a 23 anni Giulio, agli autoscontri, conosce la sedicenne Celsa e dopo due anni la sposa: da allora anche lei è entrata nel negozio e ancora oggi è dietro al banco.

I Bellesi sono un’istituzione a Cividate, non c’è famiglia che non faccia la spesa da loro. Di persone e di storie, in sessant’anni, ne sono passate a migliaia. Tutte salutate col sorriso, lui più chiacchierone, lei più riservata. Certo, le cose sono molto cambiate: «Prima si comprava molto pane e poco companatico - continua Giulio -, oggi si fa fatica a prendere tre panini al giorno per una famiglia, ma noi rispondiamo a ogni esigenza». 

C’è stato un incendio in panetteria, due furti e, per dire la verità, anche un fatto triste, che a raccontarlo gli occhi s’inumidiscono ancora: a soli 38 anni Gianni viene a mancare. Ma l’attività non si ferma e va avanti il giovane figlio. La porta si chiude, oggi i Bellesi fanno festa per i 50 anni di vita insieme dietro al bancone: la sensazione è che continueranno per un altro secolo. Di sicuro il nostro augurio. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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