Valcamonica

Autonomia, la proposta: «La Valcamonica diventi una Provincia»

L'idea avanzata dal presidente di Siv, Corrado Tomasi: «Non fermiamoci all’Ato, la montagna va tutelata»
Una veduta aerea dell'alta valle Camonica - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una veduta aerea dell'alta valle Camonica - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Una sicura provocazione. Ma che qualche fondatezza ce l’ha. E che non è certo una novità, visto che già in passato qualcuno aveva pensato di proporre la «Vallecamonica Provincia». Lunedì sera, nel corso delle assemblee di Bim e Comunità montana, il presidente di Siv, Società idrica di Vallecamonica, Corrado Tomasi ha avanzato l’idea di attivare la procedura per richiedere l’istituzione della Provincia di Vallecamonica. Non una velleità, ma un gesto simbolico per rivendicare quell’autonomia che sembra scivolare sempre più dal territorio camuno, dopo che quella sanitaria di Asl-ospedali è stata cancellata dalla riforma sanitaria regionale, con l’istituzione delle Ats-Asst, e dopo soprattutto il ricorso in Corte costituzionale, un mese fa, per opporsi alla legge regionale che apriva le porta all’Ato camuno.

L’iter per essere autonomi

La procedura per l’istituzione di una provincia è abbastanza semplice, indicata nell’articolo 133 della Costituzione: se i due terzi dei Comuni deliberano di volere la nascita di una nuova Provincia, la Regione entro sessanta giorni deve esprimersi sulla richiesta.

L’obiettivo è uno: ottenere in questo modo una provincia interamente montana che, come accade per Sondrio, gode di benefici e fondi assolutamente unici e di peso. «È un procedimento che va ponderato e valutato - ha affermato Tomasi -, ma noi camuni in questo momento non dobbiamo fermarci all’Ato, piuttosto continuare a chiedere autonomia, perché dove c’è autonomia i territori montani crescono, dove non c’è deperiscono. Un esempio è l’agricoltura, che da noi sta morendo. Se siamo tutti uniti e portiamo avanti le istanze insieme le possibilità sono maggiori».

La partita dell'acqua

Al momento però il problema è un altro: nelle more del pronunciamento della Corte costituzionale, che potrebbe richiedere un anno, il timore è che la Valcamonica resti esclusa dai fondi regionali e del Pnrr, piano che riserva ingenti risorse al ciclo idrico, ma che dovrebbe partire nel giro di una dozzina o poco più di mesi. Più pragmatica, di conseguenza, la proposta del presidente della Comunità montana Sandro Bonomelli, che ha dichiarato di voler chiedere al Pirellone, nell’attesa dei giudici costituzionali, di poter «accedere comunque ai fondi regionali e al Pnrr. Noi con la Regione ci siamo opposti al ricorso, perché avere un nostro Ato non è uno sfizio in nome di un’autonomia, ma ha un significato preciso, perché la nostra valle è omogenea e potremmo avere un servizio efficiente con tariffe più basse».

Nel frattempo si lavora con i giuristi: la Comunità montana ha dato incarico all’avvocato di stendere una prima memoria, mentre una seconda sarà presentata da un Comune tramite uno studio di Roma, che conosce i meccanismi costituzionali.

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