Armando e Gianni, uniti dai francobolli divisi dal «Gronchi» rosa
Uniti dai francobolli collezionati per quattro generazioni e divisi dal rarissimo «Gronchi» rosa, Armando e Gianni sono la prova vivente che ci sono passioni che non hanno età. La prima «Mostra filatelica città di Darfo Boario Terme» insegna che le persone che stanno dietro a ogni carta filigranata, sono molto più interessanti dei francobolli stessi. Armando Villa di Cogno ha 77 anni, una cassaforte con i primi francobolli del Regno d’Italia e le cartoline Maximum e un figlio che dorme con la guida Bolaffi sotto al cuscino.
Gianni Magnetto viene dalla Liguria di Ponente, ha messo in cornice le emissioni speciali negli anni della corsa allo spazio tra americani e russi e in cassaforte ha il mitico «Gronchi» rosa, il francobollo sbagliato che nel 1961 circolò negli uffici postali per non più di sei ore. E che ora vale un migliaio di euro. Tra i due la competizione si è trasformata in amicizia e complicità. «Ho a casa una cartolina di sessant’anni fa spedita dal papà di Gianni a mia mamma», ricorda Armando. «C’è il timbro dell’ufficio postale di Lavagna e l’aveva mandata per farci arrivare un francobollo che mancava alla collezione».
Storie semplici di passioni difficili da spiegare. «Il mio lavoro mi ha portato in giro per mezzo mondo», aggiunge Gianni. «Ovunque andavo, recuperavo serie di francobolli e riempivo l’album. Più che cercare il pezzo raro, mi piacevano le serie celebrative che venivano stampate in occasioni di eventi particolari». Da un cassetto, spuntano le cartoline delle olimpiadi di Messico ’68, un «lenzuolo» con tutte le facce di Lady Diana e, tra i più recenti, gli annulli filatelici delle adunate degli alpini. A colpi di timbri. Gli amici si sfidano a colpi di timbri e la partita si decide sul «Gronchi» rosa, la «reliquia» dei collezionisti: venne emesso il 3 aprile 1961 in occasione del viaggio del presidente Gronchi in Perù. Il disegno del confine peruviano sbagliato, scatenò le proteste dell’ambasciatore e il coriandolo di carta venne rimpiazzato in fretta e furia dalla versione in grigio. A Brescia se ne contano 226: uno è qui, sotto ai nostri occhi. «Papà ne aveva due e l’ultimo lo regalò a un amico», spiega Magnetto.
Le pagine si aprono su rarissimi "coriandoli" di una dimenticata Asia Francese, del territorio libero di Trieste, dell’Africa Belga e la serie - introvabile - di cartoline celebrative stampate e timbrate pochi giorni dopo la liberazione di Fiume. Dopo un giro immenso, i francobolli di Armando e Gianni si sono ritrovati qui, al fermo posta dell’amicizia.
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