Adamello, dalle cime una speranza contro il riscaldamento globale
Al cospetto del ghiacciaio dell’Adamello e della sua bellezza ferita, per dichiarare pubblicamente l’impegno a combattere il riscaldamento globale causato dall’aumento delle concentrazioni di gas climalteranti nell’atmosfera. È questo il significato di «Cfc - Climbing for Climate», svoltosi ieri al rifugio «Ai Caduti dell’Adamello». L’iniziativa è stata promossa dall’Università degli Studi di Brescia con la Rete delle Università Sostenibili, il Club Alpino Italiano e il Comitato Glaciologico Italiano, e ha portato alla firma della «Carta dell’Adamello».
Il documento impegna le istituzioni aderenti a realizzare forme di collaborazione con la società civile per contrastare il riscaldamento globale, mediante la formazione specifica degli studenti, la promozione di ricerche in grado di supportare uno sviluppo sostenibile, e lo svolgimento di attività di sensibilizzazione. L’Ateneo di Brescia ha intrapreso questa iniziativa nell’ambito delle attività del Centro di Ricerca e Documentazione per l’Agenda dello Sviluppo Sostenibile 2030 recentemente istituito, a conclusione di un ciclo di seminari dedicati ai 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu. Sotto la regia del rettore Maurizio Tira, l’Ateneo cittadino fa segnare un punto di svolta per incrementare l’impegno nella sfida ai cambiamenti climatici.
«Consapevoli del ruolo che l’Università riveste nell’educazione delle giovani generazioni e nella ricerca di soluzioni per riorientare i nostri modelli di sviluppo verso la sostenibilità - ha dichiarato Tira -, abbiamo inserito nel Piano strategico di Ateneo la promozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Dopo due anni di sensibilizzazione del territorio, la salita al Ghiacciaio dell’Adamello e la firma dell’omonima Carta sono simbolo dell’urgenza di azioni mirate».
La sottoscrizione di questo documento al rifugio «Ai Caduti dell’Adamello» da parte di un gruppo di rettori, prorettori e delegati di diverse università italiane, assieme ai presidenti del Comitato Glaciologico Italiano e del Cai Brescia, si carica di ulteriori significati simbolici. La storica struttura ricettiva si eleva sul margine della più vasta superficie glacializzata italiana, sorge sui resti di una casermetta utilizzata durante la Grande Guerra dai militari italiani, ed ha accolto per due volte, nel 1984 e nel 1988, San Giovanni Paolo II.
I dati forniti dai rilievi glaciologici, le elaborazioni matematiche, e le proiezioni restituite dai modelli climatici globali, ai quali ha lavorato anche il professor Ranzi dell’Università di Brescia, decretano la scomparsa del ghiacciaio dell’Adamello entro la fine di questo secolo per effetto del riscaldamento globale. C’è solo un modo per scongiurarlo e dipende dalla riduzione delle emissioni di gas serra, in particolare quelli che derivano dall’utilizzo dei combustibili fossili: carbone, gas metano e petrolio.
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