Università Statale, Cattolica e città: la sfida di un «respiro europeo»

La prospettiva (sarebbe forse meglio dire l’auspicio) dell’Unione europea è quella di avere, da qui al 2030, il 45% della popolazione tra i 25 e i 34 anni con un titolo terziario, quindi con una laurea o che ha concluso un corso di formazione post-diploma. Un obiettivo per l’Italia ancora molto lontano, e che non potrà certo essere raggiunto in soli cinque anni: la media del Belpaese è ferma al 28%. Ovviamente con molte differenze, a Bologna sono già al 43%, a Taranto sono soltanto al 13%.
E Brescia? Poco sotto la media nazionale, al 24%. La motivazione è presto detto ed è immaginabile: la nostra provincia è caratterizzata da un sistema produttivo che attrae molto lavoro, ma non necessariamente è richiesta la laurea. E qui siamo di fronte alle due facce della medaglia: una situazione positiva o quantomeno non totalmente a seconda dei punti di vista.
Futuro
Si è parlato anche di questo (e di molto, molto altro) durante l’incontro che si è svolto in sala Libretti alla sede del Giornale di Brescia in via Solferino; potrete vederlo oggi pomeriggio alle 17.05 su Teletutto. L’occasione per l’interessante confronto è la Giornata mondiale dell’università, in calendario, appunto, oggi; il titolo di quest’anno è «Università svelate», l’iniziativa è organizzata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane e dall’Associazione nazionale dei comuni italiani.
Moderati dal nostro direttore Nunzia Vallini, si sono confrontati: la sindaca Laura Castelletti, Mario Taccolini, coordinatore strategie di sviluppo del Polo bresciano dell’Università Cattolica, e Francesco Castelli, rettore dell’Università degli Studi di Brescia. Tema del dibattito: il futuro delle università.
Collaborazione
Fin da subito la Giornata ha avuto come finalità quella di mostrare il ruolo propulsivo che le università rivestono nello sviluppo del Paese e nella promozione della coesione sociale. Ma vuole anche essere l’occasione per riflettere sulla collaborazione tra atenei, ammirazioni comunali e società civile, per promuovere nuove e più efficaci strategie di interazione per gli anni a venire.
«Il rapporto tra città e università è sempre più stretto – ha sottolineato la sindaca Castelletti –, aggiungo: il futuro delle città passa dalle università. Noi ne siamo fermamente convinti, e non certo solo da oggi. Credo che sia fondamentale un’apertura a livello europeo, com’è del resto lo slogan che abbiamo scelto per Brescia; questo è fondamentale per costruire percorsi di cittadinanza e un pensiero libero». Il legame è stato ribadito anche da Castelli, «università e comuni sono le istituzione laiche più antiche che ci siano, direi di più: spesso sono due entità non scindibili, basti citare l’esempio di Bologna. L’identificazione tra università e città è strettissima». Taccolini ha parlato di «osmosi» tra le due istituzioni, aggiungendo che l’aggettivo «svelate» ci vuol dire che andrebbero ulteriormente conosciute. E frequentate.
Europa

L’Università Cattolica del Sacro Cuore è arrivata a Brescia sessant’anni fa, la Statale oltre quaranta, «entrambe – ha spiegato ancora Taccolini – sono state la risposta a una domanda fortemente incalzante della città, domanda cui si è saputo concretamente, ed efficacemente, rispondere. Oggi, a tutti è richiesta la lungimiranza per programmare il futuro». Attualmente sono circa 20mila gli studenti iscritti alle due università, la grande maggioranza, ha precisato Castelli, è però ancora molto locale. Chiaramente la concorrenza della non troppo distante Milano continua a farsi sentire. Ha chiesto il nostro direttore Vallini: si può immaginare, in un futuro neanche troppo lontano, uno studente milanese a Brescia?
Castelli è ottimista: «Milano è una città dispersiva e sempre più cara, Brescia (oltre che per una proposta universitaria di livello) può sicuramente essere maggiormente attrattiva». Attrattività che passa dai servizi (mezzi pubblici, ma non solo) e dagli alloggi, tema a tutt’oggi ancora molto complicato. «Da parte nostra c’è la piena volontà a collaborare su tutti i fronti» ha dichiarato la sindaca Castelletti. Resta il fatto che Brescia è comunque periferia di Milano.
«Diciamo la verità – ha detto Taccolini –, questo noi un po’ lo soffriamo, le nostre offerte formative sono qualificate, ma c’è ancora l’etichetta di provinciali. Vorrei però aggiungere una nota positiva, è cito Piero Bassetti che durante un incontro in Cattolica definì Brescia glocale: un territorio dalle straordinarie capacità locali e dallo sguardo globale, sul mondo».
Brescia non sarà certo Milano (anche se da molti punti di vista questa non è certo una cosa negativa), ma non è neppure l’ultima della classe. Sul tavolo della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è arrivata la proposta per l’istituzione del diploma europeo, una proposta delle università che ha il suo cuore nella nostra città, tanto che, ha detto Castelli, quel testo viene definito «Brescia declaration».
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