Dovevano partire quest'anno: Agraria e Farmacia solo nel 2019
Agraria e Farmacia rimandate al prossimo… appello. Burocrazia e tempi troppo stretti fanno slittare di dodici mesi l’attivazione dei nuovi corsi di laurea dell’Università Statale di Brescia: non partiranno nell’anno accademico 2018/19 bensì, con ogni probabilità, nel 2019/2020.
«Il Ministero riceve le proposte di nuove offerte didattiche solo una volta all’anno, e peraltro in questo 2018 la data è stata particolarmente anticipata», spiega con un pizzico di rammarico il rettore Maurizio Tira. Far fronte a tutti gli adempimenti istituzionali in un lasso temporale ridottissimo era dunque sostanzialmente impossibile per l’ateneo cittadino.
Il percorso però va avanti con determinazione e la Statale punta a giungere al prossimo «appello» del Ministero, presumibilmente a inizio 2019, più preparata che mai. «Nei prossimi mesi sono previsti i passaggi delle delibere nel Senato accademico e nel Cda per l’approvazione. Quindi potremo inviare tutti i documenti necessari al Miur».
Il numero uno dell’ateneo ricorda che né Agraria né Farmacia, almeno in una prima fase, avranno un dipartimento a sé stante. «Per costituirne uno ci vorrebbero non meno di 35 tra docenti e ricercatori, e per questo servirebbero anni». I nuovi corsi di laurea saranno dunque incardinati nei dipartimenti esistenti più affini: Agraria in «Ingegneria civile, architettura, territorio, ambiente e matematica» (Dicatam) e Farmacia in Medicina molecolare e traslazionale, che dispone già di farmacologi». Per quanto riguarda Agraria in particolare, nei mesi scorsi si era scatenato il «toto sede».
Oltre al Comune di Brescia, che aveva avanzato la suggestiva candidatura del Castello, si era fatto avanti Chiari. «Tutte queste proposte però sono subordinate alla concretizzazione del nostro progetto. D’altro canto quello della sede non è un tema che ci preoccupa in questo momento. Per il primo anno potremmo avere 50-100 studenti e le aule non ci mancano. Il tema più rilevante è quello dei docenti: bisogna sondare la disponibilità dei nostri professori a tenere un ulteriore insegnamento. Inoltre ne serviranno alcuni specifici».
Naturalmente c’è poi il tema delle risorse: sia per Agraria sia per Farmacia il rettore si aspetta un aiuto dal territorio. «Auspico che possa essere finanziata qualche cattedra. E proprio su questi temi - conferma Tira - siamo in dialogo con alcune realtà importanti». Nuove possibilità. Dal territorio sta emergendo però anche un certo interesse per le cosiddette «lauree professionalizzanti», ossia per quei nuovi percorsi con un alto contenuto di tirocini formativi che dovrebbero consentire agli studenti una rapida qualificazione professionale e che rappresentano il naturale proseguimento degli studi per i diplomati dell’istituto tecnico. A questo proposito, a fine anno, era uscito un decreto ministeriale che prevede la creazione di partenariati tra le università e i collegi e gli ordini professionali.
«Stiamo facendo una riflessione anche su questo tipo di lauree - rivela Tira -. Abbiamo già avuto alcuni contatti, in particolare con il Collegio dei geometri, che è interessato a questo tipo di percorso». In vista c’è naturalmente il traguardo del 2020 indicato dalla direttiva europea che rende obbligatorio il diploma di laurea per l’esercizio professionale dei professionisti tecnici. «Anche per queste lauree - conclude il magnifico - non ci saranno nuovi dipartimenti: saranno eventualmente incardinate in quelli esistenti».
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