Tff, premio della giuria al bresciano Elia Mouatamid
«Talien», il road movie documentaristico del bresciano Elia Mouatamid, ha vinto il Premio speciale della giuria alla trentacinquesima edizione del Torino Film Festival, nella sezione Italiana.Doc.
L’accoglienza era apparsa ottima già durante la proiezione ufficiale, l’altra sera, al cinema Massimo, dove il film è stato applaudito, suscitando, a seguire, dibattiti costruttivi in sala e dimostrandosi un’opera capace di lasciare il segno e di fare luce su sfaccettature mai affrontate nell’ambito delle narrazioni di storie identitarie.
«Tutto questo interesse, unito a tanto calore umano, è un risultato davvero importante: il pubblico qui è esigente, non si fa problemi a fischiare e ad abbandonare la platea se non gradisce l’opera» commenta il regista, con grande soddisfazione. Mouatamid, del resto, si è messo in gioco a tutto tondo nell’opera, non soltanto dietro la macchina da presa: è infatti anche in scena, protagonista accanto a suo padre Abdelouahab (Aldo) di un viaggio di «ritorno» verso il Marocco, percorrendo per l’ennesima volta la strada affrontata fin da bambino, ogni estate, per andare a trascorrere le vacanze nel Paese d’origine della propria famiglia.
«È stato meraviglioso rispondere alle domande degli spettatori - racconta Elia - sono emersi tanti temi, dal rapporto padre-figlio alle riflessioni sulla multiculturalità (ancorate al mio essere a tutti gli effetti bresciano, italiano e marocchino), fino agli aspetti legati al mondo del lavoro, preso in esame nel film. In "Talien" emergono, infatti, le straordinarie vicissitudini di mio padre, capace di trasformarsi da piccolo venditore a imprenditore, fino alla decisione di lasciare in secondo piano il lavoro per questioni affettive».
Mettersi a nudo. Dal coraggio di mettersi a nudo e dalla determinazione di affrontare l’impresa on the road (iniziata in garage, a Rovato, restaurando personalmente il camion militare adattato alla funzione di camper da poter guidare verso Fès) è nata, così, una pellicola che ribalta i canoni del racconto sulle migrazioni. Lo fa grazie al punto di vista intimo e familiare, specchio per osservare fenomeni universali, e per mezzo della cura della struttura narrativa, scorrevole e lineare pur senza dimenticare di omaggiare la lezione dei maestri del cinema (su tutti Sergio Leone, evocato nella messa in scena di un duello di sguardi tra padre e figlio).
A Torino è dunque iniziato un nuovo viaggio, quello di «Talien», un film che - a maggior ragione dopo il premio speciale ottenuto all’ombra della Mole - ha le carte in regola per diventare un bel fenomeno e che è targato Brescia sotto tutti gli aspetti: il merito dell’impresa va, infatti, anche alla casa di produzione cittadina 5e6.
Concorso principale. Nel concorso principale, a sbancare il Tff è stato «Don’t forget me» di Ram Nehari, spaccato della complessa realtà isreliana attraverso l’amore di una ragazza anoressica e di un suonatore di tuba. Menzione per «Lorello e Brunello», opera prima di Jacopo Quadri.
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