Omar Pedrini: «Cane sciolto nudo e crudo, senza rancore»
Tanti viaggi, tanti volti, tante interviste. Tanta tenerezza per quella Brescia che ama, che lo ama, ma lo odia pure. «Cane Sciolto» è il libro edito da Chinaski (368 pagine, 22 euro), in vendita dal 30 settembre ma presentato in anteprima al Monza Book Festival, scritto a quattro mani con Federico Scarioni. Il viaggio è di quest’ultimo, sulle tracce di Omar Pedrini; ma anche quello dello stesso Omar.
Da Urago Mella a Milano fino all’Inghilterra. Per incontrare le persone che l’hanno conosciuto e l’hanno vissuto. Come rocker, come uomo, come amico, come amore. Ne parliamo proprio con Pedrini. La prima domanda è banale: come hai scelto il titolo? È una delle mie canzoni. Una di quelle che preferisco. In ogni brano c’è un pezzo di me. C’è una prefazione di un certo peso, quella di Manuel Agnelli degli Afterhours. In sintesi? Ha scritto che non c’è bisogno di parlare di Omar Pedrini perché Omar Pedrini è un pioniere. Ricorda i tempi del BresciaMusicArt e lo definisce il festival più bello a cui abbia mai partecipato: peccato che me lo abbiano bloccato dopo tre edizioni... Manuel mi descrive come un mecenate, come una figura rinascimentale. Nel libro, si diceva, tante interviste (prima di arrivare alle tue parole). C’è anche quella a Francesco Renga? No. Ogni tanto ci incontriamo, ci salutiamo cordialmente. Non esiste rancore tra noi. Ma nemmeno un rapporto assiduo.
E allora il viaggio comincia da Urago Mella, dalle interviste agli amici di sempre, alla gente del bar, agli ultras del Brescia, agli amici d’infanzia. Ci sono anche le radici dei Timoria, con quel celeberrimo Deskomusic... Parlano Maurizio Matteotti (oggi caposervizio del nostro quotidiano, ndr), Franco Zanetti. Ma c’è anche Enrico Ghedi dei Timoria. E pure Adriano Zappa, il nostro fonico. Non manca nemmeno il nostro primissimo manager. Scarioni ha viaggiato a lungo e per molti chilometri... Fino ad un trullo in Puglia. Ma anche in Friuli e in Toscana, dove mio padre coltiva la terra. Il viaggio è anche attraverso le canzoni. Qualcuna in particolare? «Verso Oriente» parla della crisi con Francesco Renga, della fine dei Timoria. Leggendo il libro cosa prova? Sensazioni inaspettate, devo ammettere. Rivivo ad esempio le notti selvagge dei Timoria, ma anche i momenti di disperazione.
Gli anni in cui non potevo cantare, i gravi problemi di salute, le difficoltà economiche. C’è anche Mauro Pagani. Mia moglie gli confidò che non avevo abbastanza soldi per registrare un disco. Lui si offrì di aiutarmi trovandomi uno spazio nel suo studio. Gli sarò sempre immensamente grato. Ma emerge anche tutta la tenerezza nei confronti di mio padre e i ricordo di mia madre, di don Bruno Bignami, don Eridano Torri e don Mario Neva... In questo libro c’è Omar Pedrini nudo e crudo. Anche le mie donne del passato. Ho cinquant’anni e non porto rancore per nessuno.
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