Cultura

Max Gazzè: «Divertimento e alchimia, le mie parole d’ordine»

Il cantautore sarà a Brescia, in piazza Loggia, styasera per il Brescia Summer Music
Max Gazzè -  © www.giornaledibrescia.it
Max Gazzè - © www.giornaledibrescia.it
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È poliedrico come pochi, Max Gazzè. Bassista di livello, autore «sintonico» di singolari fiabe elettroniche e di colonne sonore, sporadicamente anche attore laconico ma di gran mimica. Progettando il 2019, il cantautore romano ha optato per un anno vagabondo, da vivere suonando, al chiuso o sotto le stelle. Detto, fatto: è nato così l’«On The Road Tour», proprio adesso nel pieno della sua fase estiva. Qusta sera il carrozzone di Gazzè fa tappa a Brescia, in piazza Loggia, per chiudere la prima fase del Brescia Summer Music (inizio del concerto alle 21.30; biglietti numerati a 40 euro, 30 euro per i posti in piedi; informazioni al numero di telefono 030/2791881 o sul sito internet www.cipiesse-bs.it).

Abbiamo intervistato Max.

Il senso di Max Gazzè per l’on the road va oltre il dovere: lei porta nel dna l’idea di fare musica in viaggio, divertendosi un mondo. È la sua dimensione preferita? È vero, c’è molto divertimento. Per me la cosa importante è fare tutto con lo stesso entusiasmo di quando avevo 20 anni. Non posso rinunciare a suonare dal vivo: è proprio il tour che mi dà forza, perché ho sempre tanta voglia di stare sul palco.

Il fatto di non avere un nuovo disco da promuovere conduce a un concerto antologico, o resta l’ossatura del disco «Alchemaya», uscito nel 2018? I brani di «Alchemaya» non hanno una giusta resa senza orchestra. Quindi, ho ripreso il basso e insieme alla mia band storica ripercorro l’intero repertorio, anche se non tutto il suono è esattamente uguale a prima. D’altronde sul palco nascono sempre nuove idee, innesti di assoli di chitarre, di batteria o di basso.

A cosa si ispira per scrivere brani tanto immaginifici? Non sono ancora riuscito a capire da dove scaturiscano i miei momenti d’ispirazione: non posso fare altro che contemplarli e trasferirli in qualche forma espressiva che possa più o meno renderne l’istinto sotteso. Per i testi, lavoro insieme a mio fratello Francesco, con cui si generano bellissime alchimie: non c’è un metodo, non c’è un modo, ma c’è sempre una grande sorpresa.

Nasce bassista. È stato un valore aggiunto per la successiva carriera solista? Credo che suonare sia sempre un valore aggiunto, ma la scelta dello strumento è stata viscerale, inconscia, probabilmente dovuta al fatto che sono cresciuto con le influenze dello ska inglese, dove il basso ha un’impronta fondamentale.

Dopo la felice collaborazione (tour e disco) del 2014/ 2015, tornerà a frequentare musicalmente gli amici Daniele Silvestri e Niccolò Fabi? Non so. Io spero di sì, anche se il progetto era pensato con una scadenza. È un’esperienza che ha lasciato il segno.

Il suo rapporto con il cinema, nato per caso, si rinnova spesso. Come si trova, in veste di attore? Ho sempre amato la recitazione, e da ragazzino mi divertivo a girare film con la videocamera insieme ad amici inglesi, soprattutto gli sketch dei Monty Python. Sono un musicista e l’attore non è il mio mestiere; però mi piacerebbe, in futuro, cimentarmi con altri ruoli da caratterista, anche a teatro, e non mi spiacerebbe affatto continuare a fare doppiaggio.

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