Matilda De Angelis, io ex fricchettona a Sanremo
«Ho cominciato a cantare molto piccola, suonavo la chitarra, il violino, tutto sempre un po’ male. Poi sono entrata in un gruppo a 16 anni: avevamo un furgoncino e giravamo l'Europa. Sono stata un'artista di strada, spesso all'estero, in vari festival: mi è servito per imparare l'inglese. Certo, mi fa parecchio strano essere su questo palco, visto che ho un background fricchettone. Ma il bello di essere un'attrice è potersi trasformare a proprio piacimento».
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Matilda De Angelis era la voce dei Rumba de Bodas: il cinema, la consacrazione internazionale con la serie Hbo The Undoing, accanto a Nicole Kidman e Hugh Grant, e ora il Festival di Sanremo, co-conduttrice della prima serata con Amadeus e Fiorello, in attesa delle serie evento Leonardo, dal 23 marzo su Rai1, in cui sarà Caterina da Cremona.
«La prima volta che sono entrata all'Ariston mi sono messa a piangere, non ho provato un'ansia del genere neanche davanti a Nicole Kidman. È un palco che tira fuori il meglio e il peggio di tutti, spero di tirare fuori il meglio di me», spiega l'attrice bolognese, 25 anni. Al festival si è avvicinata «da sei o sette anni: sono cresciuta senza la tv, guardavo solo i cartoni al mattino e i film la sera. Ma poi mi sono appassionata follemente, faccio il toto-classifica, sono ormai una fan. La musica ha un posto speciale e intimo nella mia vita: penso a Dalla, che il 4 marzo avrebbe festeggiato il compleanno, auguri Lucio. Ma ascolto anche Tiromancino, Afterhours, Madame che adoro follemente, ha un talento smisurato in un mondo come il rap dominato dagli uomini, chapeau. E poi Francesca Michielin, Gaia? Elodie che non ha bisogno di presentazioni, Toffolo che è la mia adolescenza più totale».
Ha playlist dedicate ai personaggi che interpreta: «Del resto la musica è una specie di teletrasporto, ti riporta a un momento, a un'emozione, a un pensiero. E poi ho tante playlist sexy per la mia vita di tutti i giorni», sorride. Su un'isola deserta porterebbe «Bon Iver per rilassarmi, un disco di Dalla per ricordami di Bologna, Harry Belafonte per ricordarmi del mio nome e della mia famiglia». Tosta, spigliata, autentica, non si ispira a nessuna prima donna in particolare («voglio essere me stessa al cento per cento»), anche perché ha fatto pace con il suo talento: «Ho iniziato a recitare a 18 anni dal niente, facevo la maturità quando ho debuttato da protagonista con Accorsi (nel film Veloce come il vento di Matteo Rovere, ndr). Le insicurezze dell'età sono state accentuate da questa situazione. Poi ho lavorato, e tanto, per conquistarmi un posto all'altezza delle aspettative. Per qualche anno ho vissuto con la sindrome dell'impostore, mi chiedevo perché avessero scelto me e non qualcun altro. Poi sono stata chiamata all'estero e ho pensato che lo meritavo».
A sorreggerla, «una famiglia stupenda, una madre meravigliosa, affetti incredibili che mi tengono radicata e mi ricordano chi sono, la mia forza dipende da quello: resto radicata alle cose importanti della vita, che sono in primo luogo gli affetti».
All'Ariston non vuole sentirsi un modello di emancipazione: «Nel mio piccolo cerco sempre di battermi, specie per quello che riguarda il nostro mestiere: ci chiedono di essere eleganti, patinate, è una narrazione che ci ha rotto le scatole. Ma il palco di Sanremo è una letterona d'amore al mondo dell'arte: porto quello che sono, di più non posso», sottolinea Matilda, che ha affidato il suo look a Prada. Né vuole mandare messaggi ai giovani, dopo il post su Instagram in cui ha messo in mostra i brufoli: «Preferisco usare altri canali che mi permettono di avere un'interazione più diretta con il pubblico. Non voglio che passi un messaggio di sfruttamento di temi che vanno trattati con delicatezza. Mi sono esposta perché ho ritenuto importante parlare di una cosa che fa parte di me. Ma il festival è musica, è arte: sul palco ci saranno tantissimi messaggi importanti e quindi ho pensato di godermi questa serata. Mi va bene così».
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