Cultura

Lo Strega a Trevi: «Due Vite non assomiglia a nessun libro»

Il più importante premio letterario all'autore romano che lo ha dedicato alla madre da poco scomparsa e al fotografo amico di Hemingway
Emanuele Trevi, vincitore del Premio Strega 2021, con la bottiglia di Strega e la mitica lavagna della giuria - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Emanuele Trevi, vincitore del Premio Strega 2021, con la bottiglia di Strega e la mitica lavagna della giuria - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Emanuele Trevi ha vinto il Premio Strega 2021 con 187 voti per il suo «Due vite», «un libro che non assomiglia a nessun altro» come ha sottolineato Francesco Piccolo che lo ha presentato a questa edizione del più importante riconoscimento letterario italiano. Ma soprattutto un libro che porta per la prima volta alla vittoria Neri Pozza, un editore indipendente che ha fatto un grande lavoro di squadra. 

«Lo dedico a mia madre che è mancata durante questo periodo infernale della storia umana che si sarebbe divertita a vedermi in televisione perché amava tutte le gare da X Factor a Sanremo. Mi dispiace moltissimo perché l'altra volta è rimasta malissimo che avevo perso. E poi a un amico, una persona molto familiare al Premio Strega che è un grande fotografo amico di Hemingway, Lorenzo Capellini che è in un momento di difficoltà e mi è stato vicino fino a qualche giorno fa, nel pieno di questa avventura» ha detto Trevi con la bottiglia di Strega in mano, abbracciato dagli amici e da Sandro Veronesi.

Lo scrittore era arrivato vicino alla vittoria del Premio Strega nel 2012 e proprio in virtù di quell'esperienza fino all'ultimo non ha dato nulla per scontato benché fosse il super favorito. Tanto da affermare alla vigilia della serata «non dire gatto fino a che non ce l'hai nel sacco. Potrei anche arrivare quinto». 
Romanzo, autobiografia, «Due vite» è un libro speciale che racconta l'amicizia che ha legato Trevi a due scrittori scomparsi prematuramente, Rocco Carbone e Pia Pera, restituendoci la loro personalità. Lo scrittore è arrivato alla finale un po’ provato a causa del fuoco di Sant'Antonio, ma pronto per un nuovo tour che avrà come prima tappa il Festival Libro Possibile, il 10 luglio a Polignano a Mare. 

Grande assente la casa editrice Mondadori dopo l'inaspettata esclusione dalla cinquina di Teresa Ciabatti ma presente il gruppo Mondadori con Einaudi, editore di «Borgo Sud» di Donatella Di Pietrantonio che ha dato un po’ di filo da torcere a Trevi nella corsa alla vittoria. Già vincitrice del Premio Campiello 2017, la Di Pietrantonio è arrivata seconda, 135 voti, con una storia che racconta la sorellanza e le conseguenze del disamore. E prima che iniziasse lo spoglio la scrittrice ha mostrato la sua mano con scritto a pennarello nero Ddl Zan. «Vorrei unire la mia voce e richiamare l'attenzione sull'urgenza di approvare questa legge uscendo da tatticismi, equilibrismi e dalle strumentalizzazioni che ritardano in maniera vergognosa l'approvazione di una legge giusta» ha detto la Di Pietrantonio che ha vissuto con molta serenità la corsa finale. 

Tre le donne nei cinque in corsa, con poco distante dalla Di Pietrantonio, Edith Bruck, arrivata al Ninfeo con Furio Colombo, suo sostenitore con il quale ha subito raggiunto il tavolo de La Nave di Teseo dove sedevano Elisabetta e Vittorio Sgarbi, Eugenio Lio e Mario Andreose. Il suo romanzo in cui ha ripercorso a 90 anni la sua vita, dalla deportazione nei campi di concentramento, quando era ancora bambina, al presente ha avuto 123 voti. Già vincitrice dello Strega Giovani, la Bruck, alla quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, lo scorso febbraio ha ricevuto, a casa sua, la visita del Santo Padre. Sorridente, accompagnata dalla nipote, la Bruck ha scherzato: «Dopo 30 anni ho comprato un abito per lo Strega». 

Al Ninfeo di Villa Giulia, in una serata che per il secondo anno ha visto un pubblico ridotto, a causa delle restrizioni per la pandemia, la finale, condotta in diretta su Rai3 da Geppi Cucciari, è stata più vivace. Il ritorno sul prato del tavolo della giuria e della mitica lavagna dove vengono segnati i voti, dopo lo spostamento sulla balconata del Ninfeo nel 2020, ha creato un'atmosfera più coinvolgente ed è stata maggiore la presenza di scrittori, editori e intellettuali da Dacia Maraini a Corrado Augias, da Niccolò Ammaniti a Beatrice Masini ed Ernesto Franco. «Dopo tanto tempo chiusi in casa vedere gli scrittori fa piacere» ha detto la Maraini che ha letto tutti i libri della cinquina e li ha trovati di ottimo livello. Il tema della famiglia è molto presente e questo vuol dire che c'è un nodo da sciogliere, c'è qualcosa che non funziona». 

Al quarto posto, lo stesso della cinquina, la giovane Giulia Caminito, con il suo «L'acqua del lago non è mai dolce» (Bompiani), 78 voti, in cui ha raccontato la sfida all'infelicità di Gaia, bambina e poi adolescente nel vuoto degli anni Duemila e al quinto Andrea Bajani con «Il libro delle case» (Feltrinelli), 66 voti. Prima dell'inizio dello spoglio, con i cinque autori seduti tutti insieme allo stesso tavolo, un po’ di scompiglio per qualche goccia di pioggia in una serata caldissima. 
A presiedere il seggio Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020. Hanno votato in 589 su 660 aventi diritto, pari a circa l'89%.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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