Le immagini sono importanti: i video di Francesco Lettieri
«Giuro che non ti chiedo chi è Liberato», si promette all’inizio, anche se è inevitabile che si finisca per parlarne. Di Liberato, del segreto sulla sua identità, delle tre canzoni che hanno fin qui scandito una carriera appena all’inizio e già in ascesa.
Ma il regista Francesco Lettieri è di più, è più dei video di «Nove maggio», «Tu t’e scurdat’ ’e me» e, ora, «Gaiola portafortuna». Nato a Napoli, trapiantato a Roma, ha fissato l’immaginario dell’indie pop italiano degli ultimi due anni, in particolare, collaborando con Calcutta («Oroscopo», «Del Verde», «Cosa mi manchi a fare»), Motta («La fine dei vent’anni», «Del tempo che passa la felicità»), Thegiornalisti («Completamente» e «Sold out», con Alessio Lauria).
Metteteci anche Emis Killa, Giorgio Poi, Mezzala, Cosmo con Demonologi HiFi, Nada e otterrete una compilation della musica italiana che si muove lambendo il mainstream (e a volte entrandoci con entrambi i piedi).
«Ho iniziato facendo cortometraggi - racconta -, ma dovevo pagarmeli io e alla lunga non avrei potuto andare avanti molto. Poi un amico, Giovanni Truppi, mi chiese un video per un suo pezzo e da lì iniziai a capire che attraverso la musica potevo raccontare comunque le mie storie».
Era il 2010: per «Respiro» Lettieri realizzò un video vagamente dadaista, con personaggi (lui compreso) che si aggiravano sullo schermo in stop motion; con pochi soldi e molte idee, come si dice. Bello, decisamente.
«Preferisco quando non c’è il musicista o la band, il playback è poco interessante, lo trovo brutto. Mi piace avere piena libertà nel mettere in scena ciò che voglio». Come con la rapina per Nada («Questa vita cambierà», 2014), o il fotoromanzo sul tatuatore innamorato di Mezzala («Le tue paure», 2015). «Cosa mi manchi a fare», di Calcutta, nel 2015 fa il botto: non solo la canzone, ma anche il video, visto 7,3 milioni di volte. Ed è una sorta di manifesto di Lettieri: malinconia di fondo, periferie, delicata ironia, slow motion, immagini accurate, attenzione ai dettagli. «Del Verde» è in cime alle preferenze personali di chi scrive. «Piace molto anche a me - dice Lettieri -, è uno tra i più riusciti».
Gli anni Novanta sono passati da un pezzo, Mtv ha fatto la sua epoca. Ma i video anche oggi sono importanti, perché mentre metti su YouTube butti sempre l’occhio e ti immergi in un certo immaginario. Che è poi ciò che è accaduto con Liberato: attentissimo allo stile, all’immagine (anche se non c’è, non si fa vedere: guardatevi comunque il suo Tumblr): «Con lui è nata una collaborazione perfetta, mi hanno chiamato per "Nove maggio" e sapevo che il progetto sarebbe stato un successo, me lo sentivo anche con Motta e Calcutta». In «Gaiola portafortuna» c’è una Napoli che sembra Cuba, in un gioco perfetto di immagini.
«Gli attori sono tutti cubani - racconta Lettieri -. Anche per loro ci sono scorci di Napoli che hanno qualcosa in comune con Cuba. Inizialmente c’era l’idea goliardica di fare una vacanza lì, girandoci pure un video, ma poi ci siamo resi conto che era troppo complicato. Abbiamo fatto di necessità virtù, portando Cuba a Napoli».
Nei video di Liberato le donne, o per meglio dire le ragazze, hanno ruoli da protagoniste. Lui non appare e allo spettatore non resta che cercare indizi rivelatori. «C’è una sua cabala, ma è un tema di cui non voglio parlare». Ti chiedono in tanti chi è? «In realtà ci sono molte persone che mi chiedono di non rivelare nulla, perché in fondo è bello anche il mistero. E poi in un contesto in cui tutti si esibiscono, con tanti autori che passano il tempo a farsi i selfie, che bisogno c’è di andare a cercare l’identità di qualcuno che si vuole nascondere? Quando è saltato fuori il caso di Elena Ferrante, con l’articolo sul Sole 24 Ore, ho pensato "ma perché?"».
«Tu t’e scurdat’ ’e me», uscito il 9 maggio, ha raggiunto 3,6 milioni di visualizzazioni, mentre «Nove maggio» è arrivato a 2,5 milioni. «Leggendo i commenti su "Gaiola portafortuna" ho visto per la prima volta espressioni come "qui prima di un milione", un modo per rivendicare di essere arrivati prima di altri». Quindi leggi i commenti? «Certo, ho passato le ore successive alla pubblicazione del video a controllare le reazioni, è molto utile, dai commenti capisci se hai fatto bene. Poi vedo che il pubblico è sempre più ampio, che il progetto continua a crescere».
Oltre a Napoli e Roma, il terzo polo della vita professionale di Lettieri è qui, tra Brescia e Milano, grazie alla collaborazione con la casa di produzione bresciana cinqueesei: «Con loro mi trovo molto bene. Adesso vorrei rallentare un po’ il ritmo, con i video credo di avere raggiunto un livello difficilmente superabile in Italia. Sto cercando di fare il salto nel cinema, mi sto impegnando in quello».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato