Cultura

Johnson Righeira: «Basta discoteche, ora preferisco le trattorie»

Il 10 febbraio la Latteria Molloy ospita lo show del musicista che negli anni Ottanta spopolò con Vamos a la playa
Johnson Righeira
Johnson Righeira
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La seconda cosa più importante che potete fare a Torino è andare a mangiare una pizza al tegamino. La prima è un pellegrinaggio in via Accademia Albertina 23, zona centrale (una decina di minuti a piedi dalla stazione, dal Museo del Cinema o da quello egizio, in caso). Non c’è molto da vedere, ma è quello il bello. Qui, in un giorno grigio di dicembre del 1982, chiuso in una cantina di un palazzo signorile, Johnson Righeira compose «Vamos a la playa», lanciata l’anno successivo assieme al collega Michael Righeira verso il numero uno in classifica con la bomba che è esplosa, il vento radioattivo, l’acqua fluorescente e tutte quelle cose che conosciamo.

Righeira - Vamos a la playa

Il 10 febbraio Righeira sarà a Brescia, alla Latteria Molloy di via Ducos 2 (ingresso 8 euro, inizio alle 22.30), per una serata organizzata da «Orrore a 33 giri», il blog della musica «diversamente bella» creato nel 2006 dal bresciano Francesco Roggero assieme a Vittorio Papa, tra i dieci migliori siti musicali in Italia secondo i Macchianera Awards. Nel frullatore di «Orrore» non poteva mancare, per l’appunto, Stefano Righi, in arte Johnson Righeira.

«Non c’è stato tempo per rendersi conto di quanto stava accadendo, il nostro successo è stato una cosa strana - dice -. La gavetta l’abbiamo fatta dopo, la sto ancora facendo. Ma mi rendo conto che è la gavetta di un privilegiato, visto che abbiamo piazzato tre colpi entrati nella storia della musica italiana».

Righeira - L'estate sta finendo

L’ultimo album dei due, «Mondovisione», uscì dieci anni fa con esiti nemmeno paragonabili a quelli della playa postatomica, di «No tengo dinero», di «L’estate sta finendo» o di «Innamoratissimo». Una manciata di anni, tra il 1983 e il 1992; tre album - «Righeira», «Bambini forever» e «Uno, Zero, Centomila» - più la propaggine del 2006; milioni di copie vendute (tre milioni solo con quel vamos «oh oh-oh oh oh»). E ora i Righeira veri e propri non ci sono manco più. Stefano Rota, altrimenti noto come Michael, è interessato ad altro. «Abbiamo preso indirizzi diversi, come si dice - racconta Johnson -, direi che la separazione è definitiva».

Per la metà del duo ancora in circolazione nei circuiti pop, la carriera prosegue con serate centellinate nei locali, qualche collaborazione (l’ultima con Nevruz, uscito da «X Factor», qualche anno fa coi Subsonica). Tutto senza stress da successo, la famosa gavetta da privilegiato.

Righeira - No tengo dinero

«Sto cercando di mettere assieme le idee rimaste nel taccuino in questi anni - racconta -. I vecchi successi li sento ancora miei, certo. Ne vado orgoglioso come si può esserlo dei figli che diventano grandi e vanno per la loro strada». Diventare grandi era tra l’altro lo spettro di «L’estate sta finendo». Com’è andata a finire? «Ho 56 anni, ma spero di non essere cresciuto, per scherzare mi sono autoproclamato il capo dei giovani. Conoscono anche loro i nostri pezzi, magari non sanno che sono dei Righeira, ma li canticchiano». A proposito di giovani, qualcuno su cui puntare? «Su tutti direi Myss Keta e PopX». E in discoteca ci va ancora? «Ci sono sempre andato per socializzare prima dei social, ballare non mi è mai piaciuto. Adesso nemmeno quello, c’è troppo gap generazionale. Faccio una vita ritirata, alla fine preferisco andarmene in trattoria». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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