Il 13 dicembre 1557 morì il matematico Niccolò Tartaglia
Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.
Il 13 dicembre 1557 a Venezia muore il bresciano Niccolò Fontana, universalmente conosciuto come Tartaglia, appellativo che gli fu affibbiato per la sua balbuzie. Niccolò è stato un matematico che è passato alla storia per il famoso Triangolo di Tartaglia e per la risoluzione algebrica delle equazioni di terzo grado.
L'infanzia del matematico fu traumatica. Durante il Sacco di Brescia, per mano francese, nel 1512, con la famiglia si rifugiò nel Duomo Vecchio per cercare riparo, ma la gente fu comunque aggredita nella cattedrale. Niccolò subì una frattura al cranio e delle lesioni alla mascella ed al palato, da cui nacque una difficoltà ad articolare bene le parole, da cui derivò il soprannome Tartaglia.
Fontana fu insegnante di matematica a Verona, città nella quale risolse l'equazione cubica, altrimenti detta Equazione di terzo grado. Nel 1556 scrisse Il General trattato di Numeri et Misure, dove compare il famoso Triangolo di Tartaglia. Diede anche un importante contributo alla diffusione delle opere dei matematici antichi, traducendo nel 1543, dal latino all'italiano gli Elementi di Euclide.
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