Giuradei: il tour infinito e la legge del desiderio
La legge del desiderio. Dopo quattro dischi che segnano un viaggio iniziato otto anni fa con Panciastorie e arrivato fino a Giuradei (2013) - cognome, nome del gruppo, titolo dell’album e bandiera per un progetto musical-familiare - Ettore Giuradei si vede con una faccia stanca. Non che il desiderio non ci sia più, gli basta infilarsi le calze (logore), le scarpe buone (logore) e la maglia giusta (logora) e il desiderio di risalire sul palco per fare musica gli balena negli occhi e nel sorriso.
«Perché iniziamo alle undici? Non potevamo iniziare alle nove e mezza? Cena, caffè, e dopo via a suonare, no?», chiede al fratello Marco e a Domenico Vigliotti, fonico di studio e di palco, prima dello show.
Ma il desiderio ha la sua legge e i suoi commi e non basta rievocarlo con i piccoli riti del preconcerto. Per fare quel che fa Giuradei, comporre, suonare e cantare, deve scorrere davvero nel sangue. E per Ettore è arrivato il momento di fare una pausa e andarselo a ricercare sul serio.
Lui dice che si pulirà le orecchie, che lascerà scorrere un po’ di silenzio. Prima però bisognava festeggiare: sabato sera, al B.Rain di Montichiari, ha suonato assieme alla band (oltre a Marco e Domenico, ci sono il chitarrista Nicola Panteghini e il batterista Alessandro Pedretti) per l’ultimo dei quasi duecento concerti del tour iniziato nel febbraio 2013 per promuovere Giuradei.
Una festa, davvero. Sul palco sono saliti Accursio Montalbano, chitarrista nella Repubblica del Sole, Domenico D’Amato, tenore, e la sorella Emma Giuradei, corista negli ultimi due dischi, per condividere la gioia dell’arrivederci ai fan. Dietro al palco c’erano la famiglia, gli amici, il vino; davanti c’erano i ragazzi, le ragazze, i non più ragazzi e le non più ragazze che seguono da anni questo cantautore solidamente sghembo, capace di una lucida poesia e di una narrativa tanto diretta quanto immaginifica.
Bello il concerto, ma negli ultimi tempi è difficile che non lo siano, e bella la band, potente, ricca e essenziale. Dal pubblico che gli dà un affetto a volte inaspettato, sempre partecipato, Ettore Giuradei si prende una pausa. Nuove canzoni in tasca, voglia di distrarsi, di aspettare il tempo giusto.
Per Marco, la metà meno tormentata dell’arcipelago Giuradei, non c’è problema. Il tempo che serve, va comunque bene. Perché le prospettive ci sono: artistiche e discografiche. Non vale la pena affrettarle, bisogna desiderarle.
Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it
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