Cultura

Dario Fo si racconta nell'ultima intervista per il Gdb

Riproponiamo l'intervista integrale a Dario Fo di Giovanna Capretti rilasciata in occasione della mostra «Marc Chagall: gli anni russi 1907-1924»
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Riproponiamo l'intervista integrale a Dario Fo di Giovanna Capretti rilasciata in occasione della mostra «Marc Chagall: gli anni russi 1907-1924. Con un racconto per immagini di Dario Fo» pubblicata sul nostro giornale il 13 gennaio 2016.

 

 

 

«Arrivo, metto giù tutto, metto giù i colori... eccomi qua». All’altro capo del telefono, è un Dario Fo attore e pittore a rispondere. L’autore, regista, scrittore premio Nobel sta provando lo spettacolo su Chagall che porterà in scena sabato a Brescia, al teatro Grande, ma sta anche lavorando a nuovi dipinti ispirati al grande pittore russo, dopo quelli in mostra a Santa Giulia nell’esposizione collaterale a quella su Chagall. Un personaggio a cui è affezionato fin da quando, da giovane, ne scoprì l’arte visitando una sua mostra a Parigi. E che ora affronta faccia a faccia, quasi immedesimandosi nella sua vita lunga e travagliata, segnata da passioni e dolori, lui ebreo espatriato dalla Russia, e poi in fuga dalla persecuzione nazista in Europa, sempre nel segno dell’arte.

Maestro, come sta venendo lo spettacolo? È contento? Sono molto contento, perché sta venendo fuori una lezione teatrale notevole. Spero che rimangano un po’ stupiti anche gli spettatori, per quello che andranno a scoprire.

Sta preparando qualche colpo di scena? Più che colpi di scena, lo spettacolo permetterà di conoscere la vita di questo uomo timido, introverso, che è costretto a vivere con fatica e tra i pericoli un’esistenza drammatica e dolorosa. Il pubblico scoprirà soprattutto lo spirito che lui ha davanti alle cose, il suo modo di raccontarle... Io credevo di essere un satirico nato, ma ho trovato uno che mi supera alla grande, che ha il coraggio di ironizzare anche su se stesso!

Anche dallo spettacolo uscirà questa ironia? Spero che il pubblico la raccolga... La volta scorsa a Brescia (per l’inaugurazione della mostra, ndr) sono stato due ore davanti a un pubblico eccezionale, attento e perspicace. Sono sicuro che capiranno bene. Come nei suoi dipinti ispirati al pittore russo, anche in scena lei si immedesima in Chagall... Ho scoperto molte cose, anche malinconiche e dolorose, che abbiamo vissuto insieme, intendo dire negli stessi periodi di età, anche se quando ho visto per la prima volta le sue opere lui era già più anziano di me di 20 anni. §

Cosa ha scoperto, di questa sintonia?
Il fatto del racconto, ad esempio. Lui racconta sempre, la sua pittura non è intesa solo come decorazione, magia, spirito cromatico... il croma e la composizione sono parte del suo linguaggio, ma il suo interesse è il narrare. Tant’è vero che nella sua carriera ha preso i più grossi testi del tempo, le Metamorfosi, le storie di animali di tradizione popolare, e ne ha fatto centinaia di illustrazioni. E non si è fermato, ha voluto illustrare la Bibbia e poi il Vangelo, è impressionante uno che illustra i libri più famosi del mondo.

Dario Fo a Brescia

Anche lei si considera un narratore? Sì, anch’io faccio queste cose, ho raccontato i personaggi della grande arte (tra gli altri Giotto, Caravaggio, Leonardo e Picasso, ndr), ma anche momenti politici, la storia del teatro. Di questi tempi c’è bisogno della narrazione, che è informazione, un modo di leggere le cose.

Come lavora, quando prepara questi spettacoli? Parte dall’arte, o viceversa? Nello spettacolo porterò anche nuovi dipinti. In questi ultimi mesi, studiando e leggendo per preparare lo spettacolo ho scoperto nuovi temi che Chagall ha svolto, con quadri che però sono andati perduti o di cui esiste solo una copia o un bozzetto. Così mi sono preso la briga di ricostruirli...

Quindi, come anche nella mostra, lei parte da Chagall e lo completa? In verità sono partito ancora da Giotto e da Mantegna, dai nostri grandi del Cinquecento... Io ho una preparazione da artista classico, ma con una tendenza all’ironia, alla satira e al grottesco che ho ritrovato in Chagall.

Chagall ha vissuto una vita molto lunga: la racconterà tutta? Racconto solo fino a un certo punto, che è il massimo per me, il momento in cui muore la sua donna. Lei muore giovane, lui è perduto, sembra finito, e impiegherà anni e anni per riprendersi.

Quanto è moderno Chagall? Le grandi crisi che si ripetono nei secoli, lui le vive, sembra che parli di oggi.

Sta già pensando a qualche altro progetto? Per ora sto pensando solo a Chagall, poi inizierò a promuovere il mio nuovo libro «Razza di zingaro» (in uscita per Chiarelettere, ndr), la storia vera di Johann Trollman, uno zingaro pugile vissuto in Germania tra il 1907 e il 1943, che sfidò il nazismo. 

  • Dario Fo al Teatro Grande
    Dario Fo al Teatro Grande
  • Dario Fo al Teatro Grande
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    Dario Fo al Teatro Grande
  • Dario Fo al Teatro Grande
    Dario Fo al Teatro Grande
  • Dario Fo al Teatro Grande
    Dario Fo al Teatro Grande
  • Dario Fo al Teatro Grande
    Dario Fo al Teatro Grande
  • Dario Fo al Teatro Grande
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    Dario Fo al Teatro Grande

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