Bentornati nel futuro: Hammer riprende a volare
Sono tempi difficili, molto difficili. Alla fine del terzo millennio, il mondo, anzi l’intero sistema solare è ormai un incubo ipertecnologico in cui l’uomo e le macchine hanno allungato i loro tentacoli tra pianeti, asteroidi e isole artificiali.
Cemento, acciaio e fibroplastica, caos e solitudine, luci al neon e cieli oscuri, macerie di guerre stratificate e realtà virtuale. Le astronavi si muovono in questo groviglio ed è proprio su una di queste che vola il racconto nato dalle penne e dalle matite di un gruppo di autori bresciani. Riccardo Borsoni, Giancarlo Olivares, Mario Maio Rossi, Luigi Simeoni e Stefano Vietti: sono loro a fornire il propellente per i voli fantascientifici. L’astronave si chiama «Hammer», come la serie a fumetti che dall’autunno del 1994 all’estate del 1996 esce nelle edicole per le edizioni Star Comics.
Helena Svensson, Swan Barese e John Colter: un trio poco raccomandabile, nato in una prigione e destinato ad aggirarsi braccato nei bassifondi del sistema solare. Sono i tre protagonisti che, mese dopo mese, conquistano una fetta di pubblico affezionato: la risposta al bonelliano Nathan Never, nato nel 1991, funziona. Dalla fine del secondo millennio alla fine del terzo il viaggio, però, è più breve del previsto. Escono tredici numeri e la serie giunge al capolinea. «Hammer» viene parcheggiata e i tre protagonisti restano congelati nel loro futuro spaziale.
Fine della storia? No. Abituati agli anni luce, il tempo passato dall’inizio di quel viaggio sono poca cosa. E l’astronave è pronta a ricominciare a volare col suo terzetto micidiale, come se nulla fosse. Lo farà da oggi, data scelta da Mondadori Comics per ripubblicare il primo episodio di Hammer, «Doppia fuga», affiancato dal numero zero «Tradita». Lo farà più in grande: i numeri usciranno arricchiti da disegni inediti e contenuti extra, come gli studi preparatori (molto accurati) della saga. Lo stile dei disegnatori, inoltre, soffre il classico formato Bonelli, utilizzato nella prima versione della serie. Gli albi sono stati così ingranditi, in modo da lasciare maggior respiro alle tavole. Cambia anche il costo: all’epoca erano 2.700 lire, ora sono 4,50 euro.
È una sorta di Hammer Reloaded, insomma, per citare un’altra serie, Matrix, di cui gli autori avevano anticipato alcune intuizioni (leggere «Doppia fuga» per credere). Il gruppo che ha lavorato alla riedizione è sempre lo stesso, ognuno con il suo percorso alle spalle. Riccardo Borsoni è diventato direttore della Scuola Internazionale di comics, sede bresciana; Giancarlo Olivares e Stefano Vietti hanno legato il loro nome, tra le altre cose, a Nathan Never; Luigi Simeoni è un fumettista bonelliano, e non solo; Mario Rossi, coautore del celebre adesivo Vagabond e disegnatore di Dampyr, si divide tra Italia e Francia ed è attualmente al lavoro ad uno dei prossimi texoni.
L’obiettivo è riprendere a volare sul serio con nuove storie. Non è solo un’operazione nostalgia, ma il primo passo per rilanciare una saga interrotta troppo presto. Le matite sono dunque pronte, anche se parlare di un eventuale Hammer 2.0, con storie inedite, è ancora prematuro. Intanto, c’è il gusto di ritrovare Helena, Swan e Colter nello scenario cyber punk in cui rischiavano la pelle albo dopo albo. Influenzato, oltre che da autori come William Gibson e Neal Stephenson, da Shirow Masamune e più in generale dalla fantascienza anni ’80, a partire da Blade Runner. E c’è il gusto di ritrovare un futuro che, pur appartenendo al passato, in vent’anni non è invecchiato. Nello spazio, la vita è proprio tutta un’altra cosa.
Emanuele Galesi
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