Cultura

Ambra: «Sono cresciuta nei crepacci della vita»

In anteprima a Torino il film «La notte più lunga dell’anno», nelle sale dal 13 gennaio
Ambra Angiolini cubista nel film © www.giornaledibrescia.it
Ambra Angiolini cubista nel film © www.giornaledibrescia.it
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«Io come Luce sono cresciuta nei crepacci della vita dove, alla fine, è tutta questione di sliding doors». Così, ieri, Ambra Angiolini parla di se stessa come del suo personaggio ne «La notte più lunga dell’anno», il bel film, dall’anima sperimentale, rarefatta, di Simone Aleandri fuori concorso al Torino Film Festival e in sala dal 13 gennaio con Vision.

Stiamo parlando della notte più lunga dell’anno, quella tra il 21 e il 22 di dicembre (solstizio d’inverno), una notte magica con il sole che tramonta intorno alle 16.30 e sorge all’indomani alle 7.30. All’interno di questa lunga notte, quattro storie senza troppa speranza si intrecciano e si sfiorano in una piccola città di provincia (Potenza) dove le luci natalizie sembrano essere dappertutto. C’è un politico (Massimo Popolizio) che ad un passo dalle elezioni, che dovrebbero confermarlo, scopre che sta per essere arrestato.

Nella seconda storia invece una cubista non più giovane (Ambra Angiolini), che vive con un padre impossibile e malato (Alessandro Haber), ha deciso di cambiare vita, è stufa del suo lavoro. C’è poi un ragazzo (Luigi Fedele) coinvolto in una relazione con una donna molto più grande, la sua ex professoressa, e tre ventenni, molto annoiato e senza ambizioni, in cerca di emozioni forti a bordo di un carro funebre di ultima generazione di proprietà del padre di uno di loro. Non ultimo c’è lo sguardo pacioso di Sergio, un anziano benzinaio che sta nella stazione di rifornimento aperta tutta notte e che ha come solo amico il suo cane.

Cosa succede in queste quindici ore di buio ininterrotto? Non molto come avvenimenti, ma molto nelle vite sospese di queste persone senza troppa speranza. Nel cast anche: Mimmo Mignemi, Francesco Di Napoli, Michele Eburne, Nicolò Galasso, Anna Ammirati, Antonio Petrocelli e Massimo De Francovich. «Quando ho letto la sceneggiatura - dice ancora Ambra, che prova a lasciarsi alle spalle la fine della relazione con Massimiliano Allegri - ho capito che quello che era successo a Luce sarebbe potuto succedere a me, perché in qualche modo una donna molto moderna che cerca naufragi».

Popolizio dice solo, in collegamento da remoto: «Il mio personaggio è un po’ un democristiano del Sud e non un democristiano veneto. E chi se ne intende capisce che voglio dire». Infine, spiega il regista: «Questo è un film che ho immaginato realistico, sentimentale, "moderno", ma anche viscerale, dove i destini precipitano di colpo in uno spazio-tempo limitato. Non si tratta di un film a tesi, la sua forza risiede nella costruzione di storie intense che mettono al centro l’umanità dei personaggi. Un’umanità profonda, alimentata dalla malinconia e dalla solitudine, in un luogo circoscritto ma universale, nella cui apparente immobilità ci sono persone che in quel momento, in quella notte, stanno vivendo qualcosa di grosso. Perché qualcosa di grosso accade sempre, ovunque, anche nei posti che sembrano immobili».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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