Adrenalina in montagna, le 10 ferrate bresciane da non perdere
Per chi ama la montagna intraprendere una via ferrata o un sentiero attrezzato è un'esperienza più adrenalinica ed entusiasmante, capace di regalare grande soddisfazione dal momento che si raggiungono dei punti che non si possono raggiungere attraverso il classico escursionismo.
Per «via ferrata» si intende l’insieme delle attrezzature posizionate sulla roccia e finalizzate a facilitare la percorrenza, o più propriamente la scalata in sicurezza di una parete, che altrimenti dovrebbe essere affrontata con tecniche di progressione in cordata. Risalta quindi subito la differenza tra un sentiero attrezzato e una via ferrata: quest’ultima ha lo scopo di agevolare il passaggio lungo sezioni di itinerari escursionistici pericolosi ed esposti, ma non a superare tratti di parete.
Quando e dove nascono
La nascita della prima via ferrata in Italia, ma con un’impostazione non ancora matura nella sua forma, viene fatta risalire al 1903 sulla cresta occidentale della Marmolada. Alcuni anni dopo furono approntati i primi tratti della «Via delle Bocchette» tra le guglie delle Dolomiti di Brenta, ancora oggi tra i più frequentati a livello europeo.
Durante il periodo del primo conflitto mondiale, la necessità di favorire il trasporto di materiali e gli spostamenti delle truppe in sicurezza indussero ad attrezzare pareti, camini rocciosi e cenge in diverse aree del fronte, sia nei teatri di guerra delle Dolomiti, sia in quelli posti a quote più elevate, interessando anche il gruppo dell’Adamello. Cavi metallici, pioli e scale di legno infissi nella roccia utilizzati dai soldati hanno ricevuto nuove attenzioni attorno agli anni Trenta, in particolare nella vasta area attorno a Cortina d’Ampezzo, dove hanno iniziato ad offrire nuovi motivi di richiamo, soprattutto per la zona delle Tofane.
Il secondo conflitto mondiale ha temporaneamente interrotto l’opera di recupero, ripresa con rinnovato impulso in vista dei Giochi Olimpici invernali di Cortina del 1956, per i quali le vie ferrate sono state inserite tra i nuovi elementi di richiamo per la valorizzazione turistica delle zone montane.
Per alcuni decenni gli itinerari proposti sono stati disegnati lungo cenge che tagliano orizzontalmente le pareti, spingendosi solo in qualche raro caso fino alla sommità dei monti. Successivamente, recuperati molti dei tracciati di origine bellica, i progetti si sono rivolti verso linee più tecniche e impegnative dal punto di vista atletico, che non cercano più la discontinuità nei versanti verticali, ma li affrontano in modo diretto, privilegiando un’impostazione puramente sportiva, su pareti che non necessariamente vantano una valenza storica. Sul territorio bresciano, in ambito alpino e prealpino, sono presenti entrambe le tipologie di percorsi: un forte richiamo per il turismo outdoor.
Ferrate bresciane: dove si trovano
Il percorso che continua a riscuotere maggiore attenzioni è quello del Sentiero dei Fiori in alta Valle Camonica, tra il Passo Paradiso e il Corno di Lagoscuro, le cui celebri passerelle sospese sono state inaugurate dieci anni fa.
L’affascinante itinerario si sviluppa, attorno alla quota di 3000 metri, sulla linea di arroccamento allestita dagli Alpini nel corso della Guerra Bianca tra le postazioni delle creste occidentali della conca del Presena, e propone a chi lo percorre, oltre a fattori di grande interesse storico, anche richiami di contenuto paesaggistico e relativi alla splendida flora degli ambienti di alta quota.
Sempre in Valle Camonica richiamano gli appassionati il percorso sul Corno di Grevo nella Valle Adamè, molto impegnativo, e quello del Pizzo Badile Camuno.
Di concezione moderna sono le ferrate attrezzate sui monti del lago d’Iseo, in particolare sulle pareti rocciose tra Marone e Zone, dove sono disponibili anche numerose vie di arrampicata sportiva, che assieme ai sentieri e ai percorsi di mountain bike rendono questo ambito uno dei più interessanti per gli sport outdoor a livello provinciale. Di particolare interesse la ferrata del Corno del Bene nella zona del Guglielmo, la Corna delle Capre e quelli meno recenti della Corna Trentapassi e della Punta Almana.
Progetti specifici hanno interessato anche la Valle Trompia e la Val Sabbia. Al Gruppo Alpinisti Lodrino si deve l’idea di realizzare le ferrate della Corna di Caspai a Lodrino e della Corna di Savallo, mentre al Gruppo di Casto va ricondotta la creazione del Parco delle Fucine con le ferrate raggiungibili per mezzo della strada che conduce al paese di Alone. Sono sempre numerosi i frequentatori di questa zona, tra i quali anche turisti stranieri, che apprezzano il contesto riqualificato in cui si concentrano ferrate, zip line e ponti tibetani.
Il Gruppo sentieri attrezzati «Idro 95» ha portato alla realizzazione dei percorsi della ferrata «Crench» sulla Punta Pelata e della ferrata «Sasse», entrambe sulla sponda orientale dell’Eridio. Non mancano le proposte sul lago di Garda. Di particolare richiamo è lo Spigolo della bandiera nella Val di Sur tra i monti di Gardone, che termina a pochi metri dal rifugio Pirlo. In attesa di interventi sono gli storici percorsi del «sentiero dei mughi» nella zona del Maniva e quello del «sentiero delle cascate» a Monticelli Brusati.
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