Tre podi alla Milano-Sanremo: l’impresa di Veronica Malagni
Quella di Veronica Malagni è una di quelle storie che meritano di essere raccontate per la resistenza, l’amore e le sfide vinte contro il tempo e contro se stessi di cui è impregnata. Veronica ha 42 anni, è originaria di Leno, insegna educazione fisica al Capirola e ha fatto qualcosa che nessuno, prima di lei, era mai riuscito a fare: completare per tre volte la ultramaratona Milano-Sanremo, una delle gare più impegnative al mondo. Non solo: in tutte e tre le edizioni a cui ha partecipato – negli anni 2021, 2023 e 2025 – è salita sul secondo gradino del podio. Ma dietro quei numeri c’è molto di più.
I progressi
C'è la fatica, certo. Ma anche la tenacia di chi non molla mai. E c’è un tempo di gara che si accorcia con gli anni che passano: nella sua ultima impresa, chiusa il 13 aprile, ha abbassato il crono di quasi 13 ore rispetto alla prima partecipazione. Ha tagliato il traguardo in riva al mare dopo 262 chilometri e 37 ore e 58 minuti di corsa, contro le 50 ore e mezza del debutto, quando il percorso era ancora di 285 chilometri. Dei 50 partenti, solo in 28 sono riusciti ad arrivare alla fine. Lei c’era. Ancora una volta.
La dedica
«Avevo promesso a mio papà, mio grande sostenitore da sempre, che avrei fatto qualcosa che nessuno aveva mai fatto – racconta –. Questa impresa era per lui. Dopo l’incidente di qualche anno fa, ho capito quanto valgano i giorni. E ho deciso di riempirli, tutti, fino in fondo. Correre è la mia passione e la Milano-Sanremo era un sogno che inseguivo da tanto. Chiuderla per la terza volta è stato un regalo che ho fatto prima di tutto a me stessa, ma quest’anno aveva un significato speciale per l’intenzione e la dedica con cui l’ho corsa». Al papà, oltre la grande soddisfazione, anche, come sempre, la maglietta di gara. Un «omaggio» che Veronica fa al genitore da quando ha iniziato a gareggiare.
Questa terza edizione, racconta, è stata anche la più serena. «Per la prima volta ho capito davvero come gestirmi: ho mangiato bene, sono riuscita a dormire, ad ascoltare il mio corpo. Non è stata una passeggiata, ma nemmeno un massacro come le prime due. Non ho mai guardato l’orologio: solo i chilometri. Quando ho visto il tempo finale, sono rimasta sorpresa anch’io». E poi c'è quel finale che vale da solo l’intera impresa.
Il momento clou
«A venti chilometri dall’arrivo ho raggiunto la ragazza che mi precedeva, una runner di Budapest. Era in difficoltà, si vedeva. Dentro di me è scattato qualcosa. Potevo superarla e provare a vincere, ma non l’ho fatto. Le sono rimasta accanto, l’ho spronata, e insieme abbiamo tagliato il traguardo mano nella mano. Secondo posto a pari merito. Non era mai successo che due donne arrivassero insieme. Noi l’abbiamo fatto. Se devo scegliere un solo momento, scelgo quello: è stato impagabile».
Ora, mentre si chiude un cerchio, si apre una nuova strada. «Continuerò a correre, sempre. Ma il mio obiettivo con le ultra maratone era la Milano-Sanremo. L’ho fatto. Ora mi piacerebbe concentrarmi su altro, magari sul triathlon. La corsa resterà sempre dentro di me, ma è anche tempo di esplorare nuove sfide».
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