I 90 anni di Giacomina Baldoni, tra le prime donne bresciane patentate
Secondo le storie più attendibili, le prime donne patentate in Italia furono Ernestina Prola e Francesca Mirabile Mancusio. La prima ottenne la licenza per la conduzione di veicoli nel 1907; la seconda la patente di guida nel 1913. Le donne dell’epoca non seguirono però immediatamente il loro esempio: si devono attendere altri cinquant’anni per imbattersi in altre donne al volante.
E così tra le prime patentate in Italia risulta anche una signora camuna: si chiama Giacomina Baldoni e il 18 gennaio 2025 compie 90 anni. La sua patente risale al 1954: dopo quasi cinquant’anni dalla licenza ottenuta da Prola, ancora le ragazze in grado di guidare erano una manciata.
Una storia esemplare
Quella di Giacomina Baldoni è una storia esemplare, che è arrivata alle orecchie della redazione grazie all’intraprendenza della nipote tredicenne, Agata Vescovi. Sua nonna è una donna speciale, dice, e non solo perché tra le prime autiste italiane. Prima di tutto perché visse la guerra, che scoppiò quando aveva solo quattro anni. Fu sul finire del conflitto, intorno al 1944, che assaggiò il suo primo pezzo di cioccolata, e come molti italiani fu grazie a dei soldati.
Come racconta la figlia di Giacomina, Marisa Calufetti, la madre aveva allora otto anni e si trovava a Loveno, nella sua casa in Valle Camonica. Con lei c’erano la mamma, nonna di Marisa, e il nonno, suocero della madre. Un giorno arrivarono alcuni soldati tedeschi che cercavano gli uomini e i partigiani nascosti nei boschi camuni. Quando videro Giacomina, le ordinarono di portare loro una gallina: in cambio le diedero una stecca di cioccolata. Ma ciò che ricorda più di tutto non è il gusto dolce del cacao: a tornare alla mente è sempre la paura, dato che quei soldati erano più che minacciosi. Chiesero anche alla madre chi fosse l’uomo che c’era lì con loro: lei, impaurita rispose che era suo marito. I tedeschi mangiarono la foglia, ma decisero di lasciare perdere «solo perché il pollo era ben cotto», sorride Marisa. «Mia madre mi racconta sempre che la nonna era bianca come un cencio».
La patente
Tornando alla patente, Giacomina Baldoni riuscì a ottenerla grazie al padre, Pietro Baldoni. «Era un tipaccio», dice Marisa, «ma le insegnò i valori dell’emancipazione, che lei portò avanti per tutta la sua vita». Il padre di Giacomina era sindaco di Paisco Loveno (lo fu dal 1946 al 1951). Non aveva la possibilità di prendere la patente – anche a causa della silicosi di cui soffriva come conseguenza del lavoro in miniera – ma gli serviva qualcuno che lo scarrozzasse. Così mandò la figlia a Brescia a fare corsi ed esame, dandole poi una Fiat Balilla per farsi portare al lavoro a Forno d’Allione.
Giacomina aveva 19 anni. Continuò a guidare fino a che non si sposò nel 1961 con Bruno, abbandonando l’automobile fino al 1981, anno in cui la colpirono due tragedie che la costrinsero a rimettersi al volante. Tra giugno e luglio perse prima il marito e poi il padre (quest’ultimo per la silicosi). Due lutti consecutivi parecchio pesanti, se si considera che all’epoca i capifamiglia erano ancora gli uomini.
«Mio padre morì in un incidente stradale», ricorda Marisa. «Non c’erano le assicurazioni obbligatorie, ma lui ne aveva sottoscritta una privata, che permise a mia madre di salvarsi dalla miseria. Era rimasta sola con tre figlie e un figlio e con i soldi recuperati decise di aprire un negozio di tessuti in centro a Malonno».
Emancipazione
Una donna emancipata, quindi, che ha portato avanti ciò che il padre le insegnò. Oltre che sindaco fu operaio impegnato, e per aver rivendicato alcuni diritti si vide vittima di ostracismo lavorativo. Anche per questo da Loveno si trasferì a Brescia, dove lavorò per l’azienda Petra.
Il negozio di tessuti di Malonno è rimasto aperto fino alla pensione di Giacomina. Con gli introiti la donna riuscì anche a investire in qualche immobile, sistemando tutti i figli. «Una donna davvero forte e determinata», dice Marisa.
Il 18 gennaio, dunque, è giorno di gran festa. Alla festa per Giacomina partecipa tutta la famiglia: i quattro figli e soprattutto i sei nipoti, quattro maschi e due femmine, tra cui l’orgogliosissima Agata.
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