Ultracycling fino a Capo Nord per quattro valsabbini

Ubaldo Vallini
Stefano, Matteo, Roberto e Katia sono partiti da Rovereto e hanno percorso 4.200 chilometri in 20 giorni
I quattro valsabbini - © www.giornaledibrescia.it
I quattro valsabbini - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo 20 giorni di pedalate, si è conclusa giovedì scorso l’avventura che ha portato quattro valsabbini a Capo Nord. Stefano Scardi, 34 anni; Matteo Poli, 46, Roberto Pelizzari, 44enne di Roè Volciano, e Katia Lucchini 49 di Salò, ma originaria di Sopraponte di Gavardo, hanno partecipato infatti alla North Cape 4000, un evento sportivo «Ultracycling» fra i più tosti al mondo.

L’Ultracycling prevede il completamento di lunghe distanze, richiedendo non solo resistenza fisica, ma anche una straordinaria capacità mentale, in una gara nella quale i ciclisti devono essere completamente autonomi, senza alcun supporto esterno.

Quest’anno l’evento è partito da Rovereto il 20 luglio, con un percorso che ha attraversato Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia, per un totale di 4.200 km, con 26.000 m di dislivello positivo. I quattro valsabbini li hanno affrontati con le loro bici con tenacia, coprendo una media di 210 km al giorno: «Fortunatamente le giornate di pioggia sono state poche, così ci siamo potuti godere prima i paesaggi dell’Europa centrale, poi le bellezze delle foreste di abeti e betulle della Scandinavia» hanno detto.

Passaggi

Quattro i punti di controllo: a Monaco di Baviera, a Berlino, a Copenaghen e a Rovaniemi. I valsabbini avevano pianificato di metterci 20 giorni e così è stato. L’8 agosto sono giunti alla meta, a Capo Nord, al cospetto del globo sul promontorio che segna il punto più a nord d’Europa. Tanti gli aneddoti: dal cibo a volte indigesto agli incontri con personaggi locali e quelli ravvicinati con le renne che attraversavano la strada.

Il tutto è stato immortalato da tantissime foto che hanno fatto da corredo ad un blog personale tenuto da Stefano. Fino a Capo Nord si sono portati anche dai sassi recuperati nel Chiese: «Quello personale rappresenta qualcosa di cui vogliamo sbarazzarci e lo abbiano lanciato nel freddo e inospitale Mare Glaciale Artico – ci hanno detto -. Su quello in comune abbiamo scritto i nostri nomi e lo abbiano depositato nel punto più a nord d’Europa così che della nostra impresa rimanesse anche una parte di voi, dei valsabbini tutti».

Ora hanno già intrapreso la via del ritorno. Dopo una tappa ad Alta, nel nord della Norvegia, hanno preso il volo che li ha riportati a Malpensa. E da lì a casa.

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