Acqua, ruote, gambe: Federico Sicura, campione ipovedente di triathlon

Vincenzo Cito
Più volte campione d’Italia e orgogliosamente atleta della Nazionale italiana, il 39enne di Travagliato si allena undici volte a settimana
Federico Sicura con la guida Alessandro Comai - © www.giornaledibrescia.it
Federico Sicura con la guida Alessandro Comai - © www.giornaledibrescia.it
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Da dieci anni è tra i migliori ipovedenti italiani nelle prove multiple ed è in Nazionale dal 2019. Eppure il vero triathlon Federico Sicura, 39 anni, lo deve fare ogni giorno per andare al lavoro. «Abito a Travagliato, e per essere puntuale mi sveglio alle 5.40: esco alle 6.20 e dieci minuti dopo ho il pullman che mi porta in città, poco dopo le 7 dalla Stazione in metropolitana vado a Sant’Eufemia e da lì, in cinque minuti, arrivo a destinazione».

Peggio ancora al ritorno, quando non sempre qualcuno della famiglia può andare a prenderlo. «In certi casi salgo su treno che ferma a Ospitaletto, da lì al mio paese, però, non ci sono linee di collegamento, così me la faccio a piedi per tre chilometri». E molto spesso, al termine di una giornata così, Federico va all’allenamento.

Gli allenamenti

Per restare competitivo a livello internazionale, infatti, ne deve svolgere almeno undici a settimana – spesso, quindi, due volte al giorno – nelle tre discipline che comprendono la sua specialità. «Per il nuoto ho la piscina in paese, per la bici utilizzo i rulli e per la corsa batto i percorsi di campagna che circondano casa. Ormai li conosco a memoria».

Uno scatto dalla sessione di nuoto - © www.giornaledibrescia.it
Uno scatto dalla sessione di nuoto - © www.giornaledibrescia.it

E oltre che protagonista nello sport, Sicura lo è anche in famiglia, perché – nel contesto di settimane così complicate – non esita a dare una mano alla moglie Michela e quando può va a scuola a portare o a prendere i figli Lorenzo, 7 anni, e Leonardo, 4 anni. Giornate piene e intense che hanno dato luce alla sua vita mentre cominciava lentamente a spegnersi la vista al termine degli studi di Ragioneria. «Lo sport mi ha salvato. Per fortuna già lo praticavo da ragazzo – ricorda –, fino al 1999 ho giocato a tennis e poi a calcio, con gli allievi del Concesio e del Mompiano».

La carriera nel triathlon

Comai e Sicura in bicicletta
Comai e Sicura in bicicletta

Il triathlon gli ha aperto un mondo. «Pur nella durezza della specialità, ti regala sensazione bellissime perché mai una gara è uguale all’altra. Cambiano i percorsi, le situazioni, gli ambiti di gara. L’evoluzione dei materiali ha aumentato la competitività e il livello internazionale si è alzato moltissimo». Ciò non gli ha impedito di vincere più volte i Campionati italiani, di arrivare quinto a quelli Europei di Valencia e settimo – in condizioni rese estreme dal caldo – al Mondiale di Abu Dhabi. E a chi si trova nella sua stessa situazione Federico lancia un messaggio: anche se ci metti due ore per un tragitto che in auto richiederebbe pochi minuti, tu fallo comunque. «L’handicap visivo ti toglie molto, non tutto – ricorda –. Restarsene chiusi a casa lontano dai pericoli è la risposta peggiore, la vita sa offrirti sempre occasioni meravigliose». Di certo sarebbe meno complicata se qualcuno gli offrisse un’occupazione a Travagliato.

In équipe

C’è uno staff a lavorare per Federico Sicura, tesserato al Venus triathlon. È fondamentale l’intesa con la guida che lo segue in tutte le fasi del percorso di gara, unito da un cordino alle gambe nel nuoto e al polso nella corsa, mentre in bici si corre in tandem. Ora chi lo assiste è Alessandro Comai, mentre i suoi allenatori sono Huber Rossi ed Ernesto Giacomini. E poi c’è l’amico fisioterapista Paolo Denti – ex ciclista dilettante – che si prende cura dei suoi muscoli quando sono affaticati. Allenarsi per un triathlon paralimpico è un impegno serio, anche dal punto di vista economico.

«Le scarpe in carbonio possono costare anche 250-300 euro, gli ingressi in piscina devo pagarmeli, non è facile poi avere permessi per andare agli stage della Nazionale. All’inizio del 2020 ho dovuto chiedere un’aspettativa di sei mesi, e ringrazio l’azienda per la quale lavoro per avermela concessa, per prepararmi alle Paralimpiadi che tra l’altro non si disputarono per l’emergenza Covid. Per questo è fondamentale il supporto degli sponsor del gruppo Venus triathlon, che mi sostengono».

Alle soglie dei 40 anni Sicura si diverte ancora ed è riuscito ad allungarsi la carriera grazie alla meticolosa preparazione fisica che lo ha tenuto lontano da seri infortuni. Più che le medaglie a spingerlo è il brivido di indossare la maglia azzurra. «Mi emoziona ancora, mi emoziona sempre – afferma –. Rappresentare il proprio Paese e ricevere il tifo in gara dei connazionali all’estero è una sensazione bellissima. C’è chi trova tutto questo superato, io invece mi sento fiero di essere italiano».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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