Non chiamatelo stilista: il Turco è lo stylist dei rapper

Una volta l’hanno definito «lo stilista dei rapper», ma no, non lo è. Non stilista: stylist. L’assonanza inganna, ma il lavoro dello stylist è molto diverso da quello del designer che crea gli abiti. Lo stylist cura lo stile, mette insieme i look, sceglie i brand che un artista o un personaggio vestiranno in una determinata occasione. Ecco ciò che fa Davide Turcati. Il Turco, per gli amici e per il mondo della moda.
Insieme alla collaboratrice Caterina Michi – che ha recentemente vestito le esordienti Lil Jolie e Vale LP, nuove proposte a Sanremo 2025 – da qualche anno si occupa di direzione creativa, styling e consulenza aziendale.
Sotto le loro mani, in coppia o singolarmente, sono passati Geolier, Luchè, Mondo Marcio, Federica Abbate, Nashley, Clementino, Nicol, Jack The Smoker, Estremo, Mr Rain… E tutto è partito un po’ per gioco, dice Turcati. «Ho iniziato curando i look di Coez per il video di “Forever alone”. Il suo manager è un caro amico, io all’epoca lavoravo già nel mondo dell’abbigliamento, ma stavo in negozio e organizzavo shooting fotografici (ancora oggi lavoro in boutique). Dopodiché ho continuato a dedicarmi allo styiling di diversi artisti e circa sei anni fa ho conosciuto Caterina. Con lei è un connubio lavorativo. Lavoriamo come stylist, curiamo la direzione creativa e facciamo consulenza aziendale. Lei lavora con alcuni artisti, io con altri, ma incrociamo sempre i progetti».
Il loro lavoro, concretamente
Facendo un passo indietro, il lavoro dello stylist nasce dall’editoria: il ruolo nella sua accezione più pura è quello della persona che si occupa dei servizi fotografici all’interno delle riviste, accoppiando diversi brand per gli editoriali. Negli ultimi anni si è però diffuso il celebrity styling, ovvero la professione di colui o colei che veste persone famose a seconda dell’occasione richiesta: la cartella stampa per l’uscita di un album, un red carpet, una tournée…

«Si cerca di identificare l’immagine dell’artista, vestendolo in modo che sia credibile e in linea con l’impegno», spiega Turcati. A quel punto si propone al cliente o alla casa discografica il moodboard, ovvero una raccolta visiva di immagini, colori, testi e materiali per ispirare e definire lo stile di un progetto, trasmettendo l’idea estetica o concettuale che si ha in mente. «È un lavoro di maieutica: si cerca di tirare fuori la versione migliore dell’artista in base all’occasione».
La direzione creativa
Lavorando un po’ insieme un po’ in autonomia, Turcati e Michi riescono a differenziare il lavoro occupandosi anche di direzione artistica. Con un altro bresciano, il cantante e artista visivo Frah Quintale, hanno recentemente lanciato una collezione di abbigliamento, Muso, di cui hanno sviluppato la campagna di comunicazione. «Il set fotografico è il bocciodromo di Travagliato», svela.

Le richieste degli artisti
Ma quanto conta il gusto del personaggio, quando si cura il suo stile? «Tantissimo», dice Turcati. «È fondamentale. Capita che a prevalere sia l’ego dello stylist, ma non deve essere così. La persona più importante in questo lavoro è l’artista. Possono esserci divergenze, ma è una ricerca di squadra. Nel nostro caso, dato che ci occupiamo prevalentemente di musica, ciò che deve emergere è anche il messaggio. E ciò che deve sempre guidare il lavoro è la ricerca della credibilità. Per esempio: non vestiremmo mai Fabri Fibra in total look Gucci. Non sarebbe lui».
Fabri Fibra
Se il Turco parla di Fabri Fibra non è per fare un esempio generico. Il rapper è una delle principali collaborazioni, da quando uscì «Fenomeno». Davide e Caterina hanno curato i suoi outfit anche per «Nuova scena», il talent show targato Netflix ambientato nel mondo del rap. La seconda stagione andrà in onda dal 31 marzo. «Nel suo caso, lo abbiamo vestito scegliendo marchi in linea con lui e con ciò che fa nelle puntate. Ciò che indossa durnate le audizioni è per forza diverso rispetto a come si veste per la finale».
Fabri, dice Turcati, è un personaggio che «inconsapevolmente lancia le mode. Pensiamo a Carhartt, che indossa spesso e che lo rappresenta, ma anche a Diesel. Il suo è uno stile totalmente “back to the roots” dell’hip hop vero».
La seconda stagione di «Nuova scena», anticipa Turcati, «sarà ancora più bella della prima, dal punto di vista artistico ed estetico. Cosa indosserà Fabri? Tra le altre cose, ci sono da tenere d’occhio una felpa custom disegnata da un noto artista parigino, ma anche la giacca Carhartt della finale rispecchia in pieno il suo essere. E poi abbiamo realizzato un bomber varsity personalizzato per lui da Ih Nom Uh Nit».
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