Strage di piazza Loggia, l’inedito filmato dei funerali di Eugenio Gandellini

Sara Polotti
Il giorno dell’esplosione della bomba aveva 31 anni e decise di riprendere l’ultimo addio alle vittime: il film è stato proiettato stasera al Villaggio Violino
La proiezione del filmato nel teatro parrocchiale del Villaggio Violino
La proiezione del filmato nel teatro parrocchiale del Villaggio Violino
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Le fotografie dei funerali delle vittime della strage di Piazza della Loggia sono abbastanza note. A ospitare le esequie fu la stessa piazza, alla presenza di Giovanni Leone. Si dice che più di 500mila persone parteciparono (qualcuno azzarda 600mila). Ma vedere le immagini in movimento e ascoltare le parole di chi c’era è decisamente più drammatico: un’occasione di riflessione più profonda.

Ecco perché lunedì 27 maggio 2024, la sera prima delle commemorazioni del 50esimo anniversario dello scoppio della bomba, il teatro parrocchiale del Villaggio Violino ha ospitato la proiezione di un inedito filmato dei funerali. Fu girato in 8 millimetri da Eugenio Gandellini, che non era presente solo alle celebrazioni ecclesiastiche, ma che visse l’eccidio da vicino. Insieme a don Pietro Girelli, parroco della chiesa del Villaggio Prealpino e allievo di una delle vittime (la professoressa Clementina Calzari Trebeschi), ha ricordato quel periodo e illustrato il video.

L’allievo

«Facevo la seconda Itis e la professoressa di italiano mi diede l’opportunità di fare venti ore di ripetizione da un’altra docente, la prof. Calzari Trebeschi», racconta don Girelli. «Ho anche un cimelio, ovvero un quaderno con i temi corretti da lei: la penna rossa è la sua». I pensieri non sono solo grammaticali: «Il mondo progredirebbe solo attraverso il potenziamento delle più genuine forze umane, e dell’intelletto e dell’animo», appuntò per esempio Clementina Calzari Trebeschi accanto a un tema del giovane studente non ancora prete. Lo scrisse con una stilografica Pelican, «bellissima. Peraltro gliela rubai, per restituirla subito: mi sentivo troppo in colpa!». Una volta promosso, il ragazzo dovette scegliere l’indirizzo del triennio. «Andai dalla professoressa, che viveva in una villa liberty, una delle prime case per salire in castello. Il colloquio fu lungo: elettrotecnica o elettronica? C’era anche il marito. Fu una bella opportunità conoscerli, io ero un povero diavolo che veniva dal paese. Avevano un altro spessore».

Le riprese

Eugenio Gandellini abitava invece in Piazza Vescovado all’angolo con via Trieste. Aveva una semplicissima cinepresa 8 millimetri e durante i funerali pensò di riprenderli. «Il 28 maggio sentii lo scoppio, ma non pensai subito a una bomba», ha raccontato. «Mi recai in Loggia quando vi erano ormai poche persone. Arrivarono i pompieri per pulire sangue e detriti con l’acqua, facendo scivolare tutto nei tombini. Senso di vuoto e desolazione mi accompagnarono in quei giorni. Avevo 31 anni».

Durante i funerali Gandellini si posizionò a sinistra della Loggia, accanto alle bare. All’arrivo del Capo dello Stato, ricorda, molte persone iniziarono a vociare, lui chiese rispetto e ci fu un battibecco, che portò alla rottura di un componente della cinepresa. «Non era professionale e la mia posizione era anomala. Non ho nemmeno montato il video: è nudo e crudo. L’inquadratura è dal basso e si notano i gruppi arrivati da tutta Italia».

«No al fascismo». «Il fascismo non passerà da Brescia». Questi sono i messaggi principali riportati sugli striscioni del corteo. «Si era già capita la matrice dell’attentato», spiega Gandellini, «e l’intento era difendere la libertà. Il corteo durò ore e il silenzio era pesantissimo, eravamo frastornati. Arrivarono delegazioni da Milano, Ravenna, Gallarate, Firenze, Pisa, e non solo dalla provincia. Sfilarono le scuole, le fabbriche… Era un mare di bandiere». Sui labari in video si leggono «Itis Castelli», «Alfa Romeo», «Richard Ginori Lavoro»… Si vedono Bruno Boni e Franco Castrezzati, Luciano Lama, il Presidente Leone… «E ci sono anche i contestatori. C’è chi se n’è vantato. Non ritengo sia un fatto degno di vanteria: i morti si rispettano. Contestare è legittimo, ma in altri contesti».

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