Storie

L’invenzione dello Sciampagnone di Viselli diventa favola per bambini

La storia di Beppe è diventata un episodio del podcast «Nonni per tutti», ideato da Anni Azzurri Kos grazie ai ricordi degli ospiti delle loro Rsa
Beppe Viselli
Beppe Viselli
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Al giorno d’oggi di segreti ne sono rimasti pochi. A Brescia ce n’è però uno che da parecchi anni alimenta un piccolo mistero. È fatto di un bicchiere in plastica colorato di arancione e da sfumature gialle e rosse, come l’arancia che lo guarnisce. È fatto di serate passate in compagnia sorseggiando un cocktail. È fatto di un simbolo, della città e dei suoi abitanti, che non è mai passato di moda e porta ancora molte persone a radunarsi sotto un’insegna in centro storico.

Simbolo

«Sciampa stasera?». È una domanda che ha attraversato le generazioni. E ancora si pronuncia con regolarità. Succede in quei casi – sempre più rari – in cui il nome del prodotto è quasi più famoso del nome del locale. Lo Sciampa è lo Sciampagnone di Viselli. In via Tosio negli anni sono passate migliaia di persone per ordinarlo. Bevanda irrinunciabile nelle serate trascorse fuori dal locale o girandolando per le strade della città.

E adesso, dopo tutti questi anni, finalmente possiamo conoscere gli ingredienti segreti dello Sciampagnone? Giuseppe «Beppe» Viselli parla di serate fredde, quelle in cui «bisogna tirar su il bavero, calar bene il cappello e camminare a passo spedito». Lo fa in una favola che affonda le radici nei suoi ricordi di ragazzo

È una storia per bambini che racconta un piccolo pezzo di Brescia. Beppe ha iniziato da piccolo a lavorare «prima un bar, poi un altro, e un altro ancora», serate passate a osservare maestri che mescolavano ingredienti. Ore su ore per costruirsi un bagaglio di informazioni ed emozioni. E poi i colori, quei colori che sarebbero diventati l’emblema dello Sciampagnone. «Come si mischiavano l’uno con l’altro per diventare del tutto diversi, un’invenzione, dando luogo a profumi mai sentiti».

Rossa Letizia

Ma c’era un problema. La nebbia. «A risentirne di più era l’umore dei cittadini – si legge – il buonumore e l’inventiva del ragazzo non bastavano a restituire l’allegria di un tempo ai suoi compaesani. Decise, allora, di trovare una soluzione e lo fece mettendo in gioco tutte le sue abilità. Si rinchiuse nel retrobottega deciso a uscirne solo quando avesse creato la pozione capace di restituire la felicità. E allora scelse il bianco, trasparente, una lente di vapore sul mondo; scelse il rosso, denso e caldo; scelse di aggiungere qualche scintilla calda presa al volo dal focolare, per il movimento, l’allegria». 

Ragazzi riuniti fuori dal Viselli in uno scatto di alcuni anni fa © www.giornaledibrescia.it
Ragazzi riuniti fuori dal Viselli in uno scatto di alcuni anni fa © www.giornaledibrescia.it

Il bianco e il rosso. Scintille dal focolare. Ingredienti che devono alimentare il segreto. «E mescolò. E poi rimescolò. E poi, certamente, assaggiò. Dopo molti tentativi, sembrava perfetta, ma, come tutte le magie, era necessario che qualcuno subisse l’incantesimo per capire se fosse quella la pozione giusta. La Rossa Letizia! Così la chiamò, per il colore, per il profumo, per la speranza».

Sorrisi

Il primo ad assaggiarlo fu un omino burbero e magrolino. «Il più brontolone tra i borbottoni, sempre con quegli occhialetti e sciarpa». L’omino dopo un sorso incominciò a saltellare e iniziò a ballare con una donna che tornava dalla toilette. «Quella pozione era davvero portentosa! Da quel giorno, la cittadina tornò ad essere quella di un tempo, ma ben presto, gli abitanti capirono che la magia di Beppe non poteva fare tutto da sola, e così, si ripromisero di impegnarsi a costruire un futuro colorato e pieno di speranza».

Il podcast

Quella di Beppe è una storia che fa parte di «Nonni per tutti», un podcast di Anni Azzurri Kos, che nasce dai ricordi degli anziani ospiti nelle loro Rsa. Giuseppe Viselli ha 92 anni e vive nella residenza Anni Azzurri Villaggo San Francesco di Villanuova sul Clisi. «L’inventasorrisi», così si intotala il racconto è uno dei sei episodi che si possono ascoltare qui

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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