Storie

Saponette, vetro e costanza: «Ecco come ho ridotto la plastica»

Volete avere un sacco della plastica più vuoto? Che sia per amore dell'ambiente o per motivi di spazio, il racconto di chi ci è riuscito
L'immagine-simbolo della campagna di Greenpeace contro l'inquinamento da plastica
L'immagine-simbolo della campagna di Greenpeace contro l'inquinamento da plastica
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Cari amici di Verde passione, vi ho trascurato e me ne scuso. Oggi vorrei raccontarvi non una storia di giardinaggio, ma di come sto cercando di fare la mia parte per ridurre l'inquinamento e il surriscaldamento globale. E il verde quindi c'entra.

In questo mio racconto vorrei partire dalla plastica perché più di una volta, con il GdB, vi abbiamo raccontato di quanto il problema delle micropastiche sia importante e soprattutto pericoloso per i mari, gli animali e l'uomo. La mia lotta alla plastica è iniziata 4 anni fa, inconsapevolmente, con l'addio alle cialde del caffè. Sì perché la macchina perdeva acqua, era irreparabile, e io ero stanca di pulire dopo ogni caffè. Sono quindi passata alla moka, complice anche la voglia venuta meno di aprire ogni cialda per separare l'involucro dal caffè.

Nel giugno 2016 è poi arrivata la raccolta differenziata e, quasi contemporaneamente, la nascita del mio secondo figlio. E così, tre anni fa, ho detto addio anche alle bottiglie d'acqua di plastica in favore di quelle di vetro. Ci serviva l'acqua per reidratare il latte in polvere e l'acqua nel vetro, soprattutto d'estate, è più sicura. E già che il corriere doveva passare da casa con le bottiglie del pupo perché non farsi portare anche quelle per noi?

Confesso che per me, che l'ho sempre visto fare dai nonni, è stato quasi un tornare indietro. Doveva essere un escamotage transitorio perché poi sarei rientrata al lavoro e pensavo non ci fosse il tempo per aspettare il fattorino, ma ho scoperto che invece è molto più semplice di quanto pensassi e che quando non si è a casa basta lasciare i vuoti davanti al cancello e pagare con un bonifico, senza contare che c'è chi consegna su appuntamento e non a giorni fissi. L'addio alla bottiglietta di plastica, poi, è stato esteso anche al lavoro, dove uso una borraccia.

Il mai più senza però è scattato il martedì, il giorno di raccolta della differenziata: il mio sacco è un terzo di quello dei vicini. La mia lotta alla riduzione della plastica è ancora lunga, lunghissima direi.

Quest'anno ho detto addio a bagnoschiuma e shampoo. Sia chiaro, continuo a lavarmi, ma sono passata alle vecchie e care saponette (della nonna, ancora una volta) e per i capelli sono passata allo shampoo solido, quello che sembra una saponetta. Per la lavatrice acquisto le ricariche oppure a volte vado ai distributori alla spina. Ma in questo campo non sono brava, a volte acquisto ancora il detersivo in bottiglia.

C'è ancora molto da fare per quanto mi riguarda: non sono però ancora riuscita ad abbandonare il balsamo, la crema viso è nel barattolo di vetro ma il tappo no, la crema corpo è nella plastica (olio di cocco però nel vetro), lo struccante é in un piccolo barattolo infrangibile (di plastica sì), come il detersivo dei piatti. Per quanto riguarda il cibo preferisco comprare il prosciutto tagliato al momento e confezionato nella carta, così come la verdura e la frutta acquistate dal fruttivendolo sotto casa e la carne che il macellaio ripone nella carta (sì sono onnivora).

La perfezione non esisterà mai (probabilmente) nella mia vita, e la ricetta definitiva quindi non ce l'ho, ma scrivo perché tutti possono fare la loro parte e ridurre sensibilmente i rifiuti, soprattutto plastici.
E siamo noi consumatori che possiamo indirizzare il mercato. Sì perché se quando andiamo al supermercato scegliamo prodotti contenuti nella carta, e non la plastica, i produttori lì guarderanno quando devono scegliere un packaging.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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