San Felice: 25 anni per «Hanta Yo», lontana da mode e stereotipi

C’è chi apre un locale per fare stagione e chi invece finisce per scrivere un pezzo di storia del paese. Succede a San Felice del Benaco, dove da 25 anni esatti, da festeggiare proprio oggi, l’Hanta Yo non è solo una birreria: è una certezza, un punto fermo per chi cerca una birra come si deve, un piatto che sazia e, soprattutto, un po’ di sana compagnia senza fronzoli. Tutto merito della squadra e in particolare di Gianpaolo Omodei – Gianpi per chiunque abbia varcato almeno una volta quella porta – che dal 2000 governa il bancone con la stessa energia di quando i locali li apriva uno dietro l’altro e di pensione non voleva sentir parlare.

La «tournée»
Ora di anni ne ha 72, ma la voglia è rimasta quella. Tanto che la moglie Elisabetta, ridendo, quest’anno gli ha lanciato la provocazione: «Gli ho detto: perché adesso non apriamo un centro anziani?». Sì, perché all’Hanta Yo ci puoi trovare chi c’era all’inizio, chi è arrivato dopo e anche chi ormai ci porta i nipoti. Non è un caso: qui ci si torna perché si sa che la musica è quella giusta, la birra pure, e dietro al bancone c’è uno che in 25 anni non ha mai smesso di metterci la faccia. Classe 1952, due figlie, quattro nipoti e una carriera che pare una tournée nella provincia bresciana e non solo: dalle «Gabbiane» nel ’78, fino ai «Bertasetti», passando per la balera di Ghedi trasformata in Tnt con musica dal vivo, fino ad approdare nel cuore di San Felice con l’Hanta Yo, aperto venerdì 17 marzo 2000 (perché Gianpi è uno che alle superstizioni preferisce la concretezza di una buona birra).
Il soprannome
A proposito: si scrive proprio Gianpi, con la «n», e non è un refuso. È lui a tenerci, perché quel nome non è solo un soprannome da bancone, ma un omaggio ai nonni Gianni e Paolo, da cui deriva il suo Gianpaolo. Un locale che, nonostante sia incastonato in pieno centro storico, in tutti questi anni non ha mai dato un problema. Anzi: ha portato gente tranquilla, buongustai, appassionati di musica e famiglie con bambini, conquistando la fiducia dei sanfeliciani e dei turisti. «Qui non si viene solo per mangiare o bere – racconta Elisabetta – ma anche per fare due parole. Sono nate amicizie vere, bellissimi rapporti, ed è una cosa di cui Gianpi va molto fiero».
Punto di riferimento

Da quando la cucina si è arricchita di piatti messicani, poi, l’Hanta Yo è diventato ancora di più un punto di riferimento. E la soddisfazione è quotidiana: «La gioia vera è sentirsi dire dai clienti che si mangia bene, che si sta bene. E veder tornare i figli, ora magari con i loro bambini, dei nostri primi clienti». E se qualcuno si chiede qual è il segreto di questa lunga storia, basta guardare come il locale viene rispettato da chi lo frequenta: niente schiamazzi, niente sporcizia. La clientela ci tiene, perché sente che quel posto non è solo un esercizio pubblico, ma un piccolo pezzo di vita condivisa.
Per rendere l’idea, prendiamo in prestito una recensione che dice tutto in poche righe: «Gianpi è un guerriero del tempo. Entrare nel suo locale è ritrovare la sincerità dei locali di una volta, lontano dalle mode e dagli stereotipi di oggi». Perché ci vuole mestiere per fare andare avanti un locale così a lungo. Ma ci vuole anche cuore. E all’Hanta Yo non manca né l’uno né l’altro.
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