Storie

A Rezzato il Bonsai club unisce appassionati da più di 25 anni

Il gruppo si dedica ai bellissimi alberi in miniatura e dispensa consigli per gestirli al meglio
Il club ha creato un tokonoma, spazio dedicato all'accoglienza © www.giornaledibrescia.it
Il club ha creato un tokonoma, spazio dedicato all'accoglienza © www.giornaledibrescia.it
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«Rilassa e dà soddisfazione, ma la più grande gratificazione è sentire le persone che, alle mostre, dicono che i nostri bonsai sono tra le cose più belle mai viste». Così Pasquale Molaro, presidente del «Bonsai club Rezzato» racconta cosa trasmette coltivare questi «alberi in miniatura» che affascinano e incuriosiscono.

L’associazione

Il «Bonsai club» nasce 26 anni fa, il 14 gennaio 1998, proprio con l’obiettivo di divulgare l’antica arte giapponese e raccogliere appassionati che potessero supportarsi e crescere insieme: Molaro, arrivato a Rezzato da Salerno per lavoro, ha creato questa realtà con un collega che ora, tra alti e bassi, raccoglie una ventina di appassionati dai 28 anni agli 83 anni. Le riunioni sono due al mese e ogni anno, solo per gli iscritti, vengono organizzati circa sei workshop con istruttori esperti per approfondire tecniche, come la fresatura, o aspetti relativi alla cura e alle malattie.

La realtà

Alla fine degli anni Novanta nel Bresciano c’erano 8 circoli di bonsai, ora non si arriva nemmeno ad una manciata. «La particolarità della nostra realtà – spiega Molaro – è che chiediamo ai soci di esporre solo alla maniera giapponese e cioè con il vaso pulito e il terreno muschiato, su un tavolino proporzionato e una tovaglia».

Il muschio è fondamentale per l'esposizione © www.giornaledibrescia.it
Il muschio è fondamentale per l'esposizione © www.giornaledibrescia.it

«Anche per questo – aggiunge Paolo Alberto, socio e segretario –, nell’ultima mostra, abbiamo diviso l’esposizione in due parti, la prima con piante in maturazione, per mostrare il percorso e la coltivazione e dare modo anche a chi ha appena iniziato di esporre, e l’altra come si fa nel Paese del Sol Levante».

I soci, poi, hanno ricreato un tokonoma, la stanza dell’accoglienza giapponese, per l’esposizione tradizionale delle piante. Presentare un bonsai, infatti, è un’arte e così i due ci spiegano che le piante, la prima e l’ultima del percorso, tanto per fare un esempio, si devono guardare, «come a chiudersi in un abbraccio».

Le tecniche

La coltivazione, tengono a sottolineare, non «brutalizza» la pianta come pensano molti: «Si può partire da seme – spiegano –, ma è un processo lungo, da pianta acquistata in un vivaio specializzato, o nata in giardino, creata da talea o da margotta». Ma si parte sempre da una pianta «normale» che poi viene «educata»: ci sono tecniche per tagliare le radici, per rendere piccole le foglie, per piegare il tronco o innestare.

«Non è vero che sono difficili da curare – sottolinea Molaro –: appena si ricevono bisogna rinvasarle perché spesso il terriccio è troppo argilloso e provoca marciume radicale, e sempre nello stesso vaso che non cambia nel tempo, e poi si deve bagnare solo quando il terreno è asciutto, ma non secco». Per il futuro? «Mi piacerebbe – dice Molaro – che tutti i soci potessero esporre in un tokonoma perché vorrebbe dire che tutti hanno una pianta "matura" e che le qualità e le abilità sono aumentate». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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