Quest’anno al «T.i.m.a.» di Gardone Valtrompia l’armiero vira... in rosa: 4 nuove iscritte
Quello delle armi è un altro di quei mondi che viene tradizionalmente pensato come prerogativa maschile. Anche in questo caso, però, le cose stanno cambiando. Lentamente, certo, ma pensare di trovare delle giovanissime chine su un’arma per studiarne i dettagli fino a qualche anno fa sarebbe stato qualcosa oltre l’insolito.
Al T.i.m.a. dell’istituto «Carlo Beretta» di Gardone Valtrompia, un percorso di tre anni più due nato con l’obiettivo di far conoscere la tradizione armiera e di far acquisire ai partecipanti le competenze professionali basilari richieste dal settore (quali le lavorazioni al banco e l’esecuzione di operazioni volte alla realizzazione dei particolari dell’arma sportiva), quest’anno sono iscritte al primo anno ben quattro ragazze.
«È la prima volta che abbiamo così tante ragazze iscritte a questo corso - assicura la responsabile del corso, la professoressa Stefania Pasolini -, che è pensato per favorire un dialogo costruttivo tra il mondo della scuola e quello del lavoro e vede la partecipazione di diversi professionisti del mondo armiero valtrumplino».
Un’altra peculiarità, oltre al fatto che per la prima volta quattro ragazze del «Beretta» abbiano deciso di approcciarsi al corso extracurricolare T.i.m.a, sta nel fatto che tutte sono figlie di persone immigrate in Italia. Solo una di loro ha vissuto i primi sei anni della sua vita in Marocco, dov’è venuta al mondo, mentre le altre sono nate e cresciute in Valtrompia.
«Mio papà fa un lavoro a contatto con le armi - spiega Mariama -, quindi quando ho scoperto questo corso ho voluto provare e mi sta piacendo».
Maira, fin da piccola appassionata ai film di guerra, dice che da grande le piacerebbe entrare a far parte delle forze speciali, mentre Nawal racconta di essere da sempre affascinata dall’universo armiero. Melissa doveva scegliere se frequentare il corso di inglese o il T.i.m.a. e, alla fine, si è decisa per quest’ultimo.
«Queste ragazze sono la prova di come gli stereotipi di genere stiano pian piano svanendo - osserva il dirigente del Carlo Beretta, Stefano Retali -. Il mondo manifatturiero si apre anche all’universo femminile, finalmente».
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