Storie

QUEL BRAVO RAGAZZO

Regia: Enrico Lando
AA

Regia: Enrico Lando 
Con: Herbert Ballerina, Tony Sperandeo, Enrico Lo Verso, Ninni Bruschetta, Daniela Virgilio, Mario Pupella, Marcello Macchia, Beniamino Marcone, Ernesto Mahieux, Giampaolo Morelli, Luigi Maria Burruano, Jordi Mollà
Genere: commedia
Distribuzione: Warner

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Enrico Lando è il regista che ha firmato “I soliti idioti” e “I soliti idioti 2“ e dal filone di deboli di mente ed inebetiti non si distacca con questo “Quel bravo ragazzo” che ha segnato l’esordio da protagonista di Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, spalla comica oltre che amico e collega di Maccio Capatonda con cui è arrivato al successo in tv con i trailer di “Mai dire…” e il serial “Mario”, e con il quale si è visto di recente in sala nel saporoso “Omicidio all’italiana”. Ballerina è Leone, figlio di un boss mafioso che non si è mai curato di lui, ma che ora, in procinto di morire, vuole riconoscere per farlo erede del suo impero criminale, ragion per cui manda i suoi scagnozzi a cercarlo. Ignorando però che Leone è ben diverso, per non dire agli antipodi, da lui: allevato sin da bambino in oratorio dal prete di un paesino montano (Capatonda in un buffo cameo), cui fa ancora da goffo chierichetto, ha 34 anni e non solo è un’anima candida, ma è anche uno scemo così scemo da far concorrenza a quelli di Jim Carrey e Jeff Daniels. Portato di fronte al genitore, non sa e non capisce con chi ha a che fare e in che ambiente sia finito, anzi è proprio, nella sua stolidità, a dargli il colpo di grazia privandolo dell’ossigeno. E da qui in poi sono equivoci e fraintendimenti a iosa, interpretando male gli insegnamenti dei guardaspalle Enrico Lo Verso e Tony Sperandeo e i moniti dell’avvocato ”consigliori” Ninni Bruschetta, a cominciare dal ridurre i “pizzi” praticati dal genitore e peggio ancora, dal contrattare sempre più al ribasso con poveracci che lo credono un crudele boss e temono per la vita, all’opposto magari, ad allargare la manica con coloro da cui potrebbe e dovrebbe esigere di più. E non è finita, perché Leone si invaghisce pure della poliziotta dell’antidroga Sonia che pensa di usarlo per sgominare le gang, per di più ci sono anche “concorrenti” che cercano di farlo fuori e che originano situazioni tipo “La Pantera rosa” con Clouzot che casualmente passava di attentato in attentato.

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È ovvio che siamo nel filone mafia da ridere, ma Benigni (che aveva tra gli sceneggiatori una firma come Cerami) con “Johnny Stecchino” e Pif con “La mafia uccide solo d‘estate” hanno saputo fare di meglio in fatto di storia. Sì, all’inizio si ride dell’idiozia di Leone, Ballerina fa da buon fulcro, ma poi nonostante gli eccellenti caratteristi siciliani (ai già citati va aggiunto Luigi Maria Burruano) si finisce nel ripetitivo, in gag scontate  e in un grottesco paradossale più stucchevole che surreale, non deflagrante come sarebbe potuto essere. D’accordo, rispetto ad altri recenti film italiani, questo non è comunque male: qualche battuta è efficace, a pervadere il tutto c’è una tenerezza di fondo legata al protagonista al cui servizio si mette il regista Lando, le azzeccate location, la curata – cosa che non sempre capita nelle nostre commedie - fotografia di Massimo Schiavon e un finale non scontato, con una conclusione non del tutto prevedibile, a parte l’incontro sul treno, rendono piacevole la visione e a non parlare di tempo sprecato. Disponibile solo in dvd che per extra offre un gustoso backstage di 15 minuti che mostra quanto sia stata divertente la lavorazione del film, tre buffe miniclip create per la promozione sul web in cui Herbert Ballerina mette in parodia tre famosi cult (“Shining”, “Taxi driver”, Terminator) e il video musicale della canzone “Quel bravo ragazzo” eseguita da Le stanze di Federico.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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