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Quattro sorelle e tessuti dall’India: così nascono i pigiami Tajama

Dall’idea di Valeria, Alice, Michela e Manola Tavelli il marchio che produce pigiami di cotone dalle esotiche fantasie
Le quattro sorelle Tavelli: Michela, Valeria, Manola e Alice - Foto Nicola Bonci
Le quattro sorelle Tavelli: Michela, Valeria, Manola e Alice - Foto Nicola Bonci
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«A fine gennaio abbiamo venduto 150 pigiami in poco meno di due settimane. Sì, in quel momento abbiamo capito che la nostra idea funzionava». A raccontarci con ancora un pizzico di stupore nella voce di come è nata e di come sta crescendo questa «idea» è Michela Tavelli, 45enne impiegata bresciana che insieme alle sorelle Manola, Valeria e Alice, ciascuna impegnata professionalmente in tutt’altri ambiti, ha dato vita a Tajama, una bottega, al momento virtuale, che produce «night suit». Il tratto distintivo? I tessuti indiani dalle caleidoscopiche fantasie esotiche. Nel nome è racchiusa tutta la sintesi: Tajama nel suono ricorda la parola pigiama, ma anche il Taj Mahal simbolo dell’India e naturalmente la sillaba iniziale è quella del cognome Tavelli. Fili che si intrecciano.

Prototipi e ordini che lievitano

Così come si sono intrecciate, nel giro di pochissimi mesi tutte le mosse per far diventare realtà l’iniziale intuizione di Valeria, 35 anni, sposata ad un manager che lavora proprio nel Paese che per antonomasia è associato all’arte della filatura e della manifattura tessile. A novembre dello scorso anno i primi contatti con i fornitori indiani, il mese successivo le quattro sorelle avevano in mano i primi 30 pigiami-prototipo e già si pianificavano sopralluoghi per gli accordi commerciali. «Da lì è stato un susseguirsi di cose: abbiamo aperto un profilo Instragram, gli ordini hanno iniziato a lievitare, a febbraio il primo viaggio in India, ci è arrivata una commessa importante per le divise di un locale bresciano e adesso stiamo lavorando per struttararci, anche per la parte di magazzino».

Un cda in famiglia

Le idee in casa Tavelli si moltiplicano ad ogni riunione o, meglio, ad ogni cda, come ironicamente hanno ribattezzato i loro incontri. «Siamo sorelle molto unite - racconta ancora Michela - e la nuova attività non ha fatto altro che rafforzare il nostro rapporto, anche se mai avremmo pensato di poterci ritrovare a lavorare allo stesso progetto. Non è sempre facile, ciascuna ha la propria attività e la propria famiglia, ma ciascuna ha messo a disposizione del progetto le doti e abilità distintive: c’è chi è più creativa, chi ha carattere organizzativo, chi è più smart».

Perché il pigiama

Tutte comunque d’accordo nel scegliere come protagonista della loro impresa imprenditoriale un capo di abbigliamento spesso poco valorizzato. «Il nostro intento è quello di dare alla donna un’immagine curata, fresca, originale perché possa sentirsi a proprio agio anche indossando un pigiama. La nostra proposta di stacca un po’ dal gusto classico o infantile con cui sono concepiti i pigiami per cercare di rinfrescarne un po’ l’estetica. Lavorando sui modelli abbiamo impresso alla linea il nostro gusto e la nostra identità».

Tagli essenziali e colori anche sgargianti hanno fatto dei pigiami, specialmente per quanto riguarda la blusa, dei jolly da sfoderare anche di giorno. «Sì, effettivamente sono capi versatili proprio per il loro stile. Piacciano molto anche agli uomini per le fantasie dei tessuti». Saranno gli unici capi a marchio Tajama? «Questo sarà di certo il nostro capo continuativo e distintivo, ma, a seconda della stagione, pensiamo a collezioni dedicate e temporanee. Ad esempio adesso proponiamo accappatoi e borse mare e stiamo già lavorando alle proposte per il Natale». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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