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Prati, pascoli e torbiere: gli habitat bresciani a rischio

Tra i 15 esperti che hanno partecipato alla ricerca europea c'è anche un bresciano
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È stata recentemente presentata a livello continentale la prima «Lista rossa europea degli habitat».

La pubblicazione intende favorire la conoscenza dello stato di salute attuale di 490 habitat, terrestri e marini, distribuiti in 35 paesi europei, dal Circolo Polare Artico fino all'Atlantico nord-orientale, dal Mare Mediterraneo e al Mar Nero, e favorisce la misura dello stato di avanzamento dei progressi ottenuti nel conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 per la biodiversità. Il lavoro di ricerca, in virtù della sua importanza, è stato finanziato dalla Commissione Europea, ed è stato coordinato da un partenariato formato dal Wageningen Environmental Research (Istituto di ricerca ambientale, Paesi Bassi), dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), da NatureBureau (società di consulenza sulla conservazione della fauna selvatica, Regno Unito) e da alcuni singoli professionisti. Oltre trecento sono gli esperti che hanno contribuito a realizzare per la prima volta a livello di habitat una valutazione delle minacce esistenti, in maniera analoga a quanto viene fatto per gli animali e le piante. Si intende per habitat il complesso abiotico e biotico in cui vive una specie animale o vegetale, un autentico capitale naturale che risulta determinato da specifiche condizioni ambientali derivanti dal clima, dalla morfologia, dalla tipologia dei suoli e da altri fattori.

I numeri europei. In totale sono stati valutati 257 habitat marini che si estendono dalla costa fino a 200 metri di profondità e fino a 200 miglia nautiche al largo, assieme a 233 habitat terrestri o d'acqua dolce naturali o seminaturali, afferenti a sette tipologie: paludi, torbiere, ghiaioni, scogliere, habitat rocciosi, nevai e ghiacciai. I risultati emersi a livello continentale sono piuttosto preoccupanti. A livello marino sono state riscontrate minacce per la conservazione del 32 per cento degli habitat del Mare Mediterraneo, del 23 per cento di quelli dall'Atlantico nord-orientale e dell'8 per cento di quelli del Mar Baltico. Anche oltre un terzo di tutti gli habitat terrestri è attualmente a rischio di scomparsa. Di questi l'85 per cento è rappresentato da paludi e torbiere, il 53 per cento da praterie, il 46 per cento da habitat d'acqua dolce e il 45 per cento da quelli costieri. La partecipazione italiana alla realizzazione della ricerca è avvenuta attraverso i contributi forniti da 15 esperti, provenienti da diverse università italiane e istituti di ricerca e di conservazione. Tra questi anche Stefano Armiraglio, conservatore botanico del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, che ha partecipato alla valutazione degli habitat dell'Italia settentrionale, in particolare delle Alpi e della pianura padana. Questo importante contributo scientifico fornito a una ricerca di carattere europeo è stato illustrato dall'assessore all’ambiente del comune di Brescia Gianluigi Fondra durante un incontro promosso nell'ambito del festival «Brescia Green».

Gli habitat nel Bresciano. Nel corso della presentazione Stefano Armiraglio ha mostrato la situazione degli habitat bresciani. Nel contesto alpino e prealpino quelli classificati in pericolo sono gli ambienti umidi, in particolare le torbiere, che accolgono particolari muschi, detti sfagni, e rare piante vascolari. Si possono osservare sia sul massiccio dell'Adamello sia, a sud di questo, nel gruppo Setteventi-Muffetto. Nella zona di connessione tra la catena alpina e la pianura gli habitat, definiti vulnerabili, sono costituiti da prati, pascoli e praterie. Alcune porzioni delle colline che si affacciano sulla città, Maddalena e Campiani, accolgono alcune di queste praterie, e specie vegetali di interesse prioritario. In pericolo sono anche gli habitat forestali della pianura che resistono, in estensioni molto limitate, in corrispondenza delle principali aste fluviali, e le vegetazioni accessorie alle colture annue di cereali.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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