Storie

Moto da corsa in mostra al Museo Mille Miglia sino al 12 gennaio 2013

AA

Ci sono le famose carene a becco d’uccello disegnate dalla galleria del vento della Moto Guzzi al pari di quelle a campana che dettero filo da torcere a tutte le case internazionali sino al ritiro dalle corse del 1957. Ma anche i bolidi monociclindrici della Gilera anni Cinquanta, piuttosto che Harley Davidson da pista accanto alle versioni Bimota, Agusta, Suzuki, Benelli, Patton e Velocette.

La mostra di moto da corsa allestita al Museo Mille Miglia, inaugurata ieri mattina, sabato 10 novembre, si pone nel solco della continuità con altri eventi già presentati nell’antico monastero, che hanno riscosso successo di pubblico, come la storia dell’evoluzione della bicicletta piuttosto che la rassegna di auto da competizione dagli anni Quaranta agli anni Sessanta. 

E nella selezione di motociclette raccolte da prestigiose collezioni private anche lombarde e bresciane, spiccano le Moto Guzzi della fine degli anni Venti, piuttosto che le carenate 350 e 500 da corsa, affiancata dalla Moto Guzzi 8 cilindri di Giuseppe Todero, un sogno su due ruote per ogni appassionato.

Un’autorevole pubblicazione dedicò nel 1995 una trentina di pagine di un dossier in cui  si  descriveva la prestigiosa motocicletta e come un esemplare fu ricostruita nel 1992 dal Giuseppe Todero, figlio di Umberto, disegnatore della Moto Guzzi che collaborò con l’ing. Giulio Cesare Carcano ed Enrico Cantoni alla progettazione del motore, utilizzando per realizzare il suo sogno di possedere una 8 cilindri, materiale originale della Guzzi salvato dalla rottamazione.

Un motore fantastico per il plurifrazionamento, il cui albero motore nel 1957, costruito con macchinari di altissima precisione, costava alla Moto Guzzi qualcosa come un milione di lire, pari a circa 40.000 euro oggi.

La moto, dopo il debuttò in gara il 2 aprile 1956 alla Coppa d’Oro Shell di Imola con Ken Kavanagh ma non terminò il percorso a causa di un guasto al termostato del radiatore. Fece poi segnare tra i molti record anche quello del miglio con partenza da fermo all’aeroporto di Brescia-Montichiari con alla guida Dickie Dale. Dato il tragitto limitato il radiatore non disponeva sulla carena delle prese d’aria. Le soluzioni tecniche adottate furono innovative ma furono numerosi i problemi di affidabilità per cedimento dei materiali e per l’elevata potenza del motore che toccava i 75 cavalli. Per questo nella versione definitiva della moto non compaiono le bielle scomponibili e l’albero monolitico, sostituiti delle bielle monolitiche montate su un albero a gomiti di tipo Hirth, e le valvole comandate da bicchierini al posto dei piattelli filettati sopra le molle di ritorno.

La moto esposta a Brescia non ha la carena in magnesio, peraltro,  ma in alluminio a causa della  difficile reperibilità del prezioso elemento. La batteria, poi, è collocata all’esterno del telaio e non dentro l’intreccio dei tubi per evitare il calore e renderla più accessibile. Significativa la decalcomania sul lato sinistro con l’aquila al contrario, la stessa che si vede nella foto pubblicata dalla rivista nel 1995. 

Nella storia della Moto Guzzi il ritiro dalle corse con Gilera e Mondial portò all’abbandono della 8 cilindri, che fu così avvolta dall’oblio. Oggi rappresenta un simbolo di tecnologia e di ingegno. Se ne conoscono almeno sei esemplari costruiti o ricostruiti, anche se la vulgata vuole che nel 1997 un mecenate lecchese avrebbe deciso di finanziare un progetto di costruzione di alcuni esemplari copia in tutto e per tutto, materiali inclusi, dell’8 cilindri. La proposta è stata accolta da una piccola azienda mandellese (la Venini Tullio) che, col contributo di Todero e di alcuni ex dipendenti Guzzi, avrebbe costruito questi esemplari.

Tra le moto esposte spicca poi la splendida Moto Guzzi 500 GP 4 cilindri in linea del 1953, costruita da Giancarlo Giannini, una produzione romana decisamente poco amata a Mandello, e voluta da Giorgio Parodi, presidente della Moto Guzzi, per tentare di arginare lo strapotere della quattro cilindri Gilera e della MV.

La moto è del 1951 e dispone di un motore 4 cilindri in linea longitudinale, con distribuzione a 2 valvole per cilindro comandate da doppio albero in testa comandato da un treno di ingranaggi. E raffreddamento a liquido. L’alimentazione è a carburatori una volta bocciata l’iniezione meccanica, abbandonata perché contestata come una sorta di sovralimentazione non prevista dai regolamenti. Cosa eclatante la trasmissione finale a albero, il cui astuccio funge da braccio del forcellone a sinistra. Una soluzione che ritroveremo sino ai giorni nostri nella produzione della Moto Guzzi.

La carenatura è a becco ed appare per la prima volta su una moto.

Per il resto la mostra offre la possibilità ai neofiti di scoprire il meglio della produzione internazionale e italiana, con esemplari restaurati e conservati. Splendide le due cilindri Guzzi e gli esemplari dotati di sovralimentazione con compressore. Pazienza per certi carburatori che denunciano una dotazione…anacronistica, ma per il resto la mostra resta un bell’esempio di esposizione museale dedicata che vale la pena visitare.

La mostra sarà visitabile sino al 12 gennaio, tutti i giorni dalle 10 alle 18. Ingresso 7 euro.

Info 030.3365631.

Roberto Manieri

r.manieri@giornaledibrescia.it

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato